“L’errore più comune? Alimentare i neonati con il sondino, fin da subito”. Luciano Albonetti, faentino, padre di quattro figli di cui l’ultima nata nel 2008 con labiopalatoschisi (in gergo labbro leporino), sta vendendo concretizzarsi uno dei progetti che gli stanno più a cuore: la formazione degli operatori socio-sanitari sul tema dell’allattamento dei bimbi che vengono al mondo con la malformazione (meglio, la mancata saldatura) del labbro e/o del palato. Perché impedire a un neonato di imparare il meccanismo della suzione può creare problemi, in seguito: “Non solo chi viene operato precocemente non saprà fare a succhiare ma anche nel passaggio ai cibi solidi, si avranno difficoltà nella masticazione. Senza contare che, per le mamme che desiderano attaccare il bambino al seno perché questo le fa star bene, viene a mancare la possibilità di un legame, e di tutti i benefici connessi”.
Certo non è facile, entrare negli ospedali italiani, tantomeno in quelli romagnoli. Il progetto AllatTIAMO con labiopalastoschisi di Aismel, che vedrà partire il primo corso a Pisa tra un mese, vedrà una successiva tappa a Palermo: “Abbiamo fatto richiesta anche per Ravenna. I bimbi che nascono ogni anno in Italia con questo problema sono circa 500 ed è difficile, per gli operatori, farsi un’esperienza. Tutto, quindi, ricade nelle mani dei genitori, in cui spesso si riflettono le paure dei medici che il bambino, se allattato al seno o con il biberon, possa soffocarsi. Per fortuna, arrivando alla nascita preparati, spesso le mamme e i papà prendono in mano la situazione e si ingegnano. Sono tanti gli stratagemmi per dare il latte ai bambini con labiopalatoschisi; spremendolo, usando il dispositivo di alimentazione supplementare o il FingerFeeder. Ogni mamma deve trovare il sistema più comodo e adatto, senza che nessuno la spinga all’allattamento al seno a tutti i costi”.
Permettere al bambino di mangiare da solo, che sia dal biberon o dal seno, ha anche altri risvolti positivi: “In vista dell’intervento chirurgico, è di grande aiuto sul fronte della tonificazione dei tessuti, della rapidità di recupero e della cicatrizzazione”.
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