Tre anni fa, in Sicilia, Liliana Casadei ha sentito subito che l’esperienza che stava facendo in un istituto che ospitava mamme sole, bimbi orfani e minori le cui famiglie non erano in grado di occuparsene avrebbe lasciato il segno. Ma l’idea di raccontare una storia ispirata a quelle settimane le è arrivata più tardi. E a scrivere “Le imperfezioni” (Antipodes) ha iniziato nell’estate del 2015. Trentatré anni, imolese, Liliana sarà questa sera alle 21.15 nella sala Baracca della Rocca di Lugo (piazza Martiri 1) per la presentazione.
Al centro della sua storia c’è Martino, un bambino abbandonato dalla madre in un istituto simile a quello che Liliana ha frequentato come volontaria: “Il mio protagonista vivrà malissimo il distacco dalla sorellina, data in affido a una famiglia, e ancora peggio la sua esperienza di adozione a una coppia di Milano che non sarà in grado di integrarlo, farlo sentire accolto e amato, accettarlo per quello che è”.
Tanto che Martino, che non ha nemmeno un bell’aspetto, crescerà complessato, si isolerà, inizierà pure a rubare e poi scapperà a Bologna, dove diventerà un senza tetto: “Per tutti gli anni in istituto aveva sognato una vita perfetta come riscatto e compensazione alla sua condizione. Ma, come tutti, lungo il suo percorso incontrerà tante imperfezioni. Cosa che imparerà anche grazie all’incontro con un professore di Ferrara che gli presenterà la sua, di famiglia, un luogo dove nessuno è perfetto, dove ognuno accetta gli altri anche con i difetti che hanno”.
Una verità che fa il paio con quella che Liliana, con il suo libro, ha voluto esprimere riguardo certi luoghi di assistenza e accoglienza guardati con pietismo ma invece ricchi di umanità: “In Sicilia ho fatto un’esperienza bellissima e ho trovato un ambiente sereno. Non è vero che si tratta, in tutti i casi, di posti tristi e deprimenti. Lo stesso Martino, prima della partenza della sorella, in istituto è sereno e trattato bene. Non solo: nel corso della sua vita percepirà gli anni lì dentro come una risorsa positiva e fondamentale a cui attingere. La perfezione a cui ispirava è utopia tanto quanto il periodo in istituto non è per forza il male assoluto”.
Liliana, che per ora lavora in un negozio e sogna di fare la scrittrice, ne “Le imperfezioni” ha fatto anche buon uso delle giornate passate a fare le ronde per i senza tetto a Ravenna. Perché il volontariato fa parte della sua vita al pari della scrittura: “Oggi do una mano alla Caritas di Massa Lombarda”.
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