
E poi le cose cambiarono… Eravamo rimasti a questo punto della narrazione. Per chi si fosse perso la prima puntata, da adolescente avevo un pessimo rapporto con tutto ciò che riguardava il sesso, perché non avevo un buon rapporto col mio corpo, mi vedevo goffa, ero timida, insicura e l’idea di poter usare il corpo per qualcosa di ludico e piacevole mi sembrava un assurdità impossibile da realizzare.
Il corpo! Questo involucro esterno che per nulla sentivo in sintonia con la mia parte interiore. La fisicità la vivevo come un odioso fardello da nascondere e mortificare… ma di questo abbiamo già parlato. Non mi piacevano i ragazzini? Oh si, al liceo mi sono presa cotte pazzesche per i classici bulletti stronzi, ovviamente non mi ci avvicinavo nemmeno; riempivo la Smemoranda di canzoni dei Nirvana e frasi di Jim Morrison dedicate a questi giovanotti che idealizzavo e ritenevo irraggiungibili e che si accompagnavano di solito alla biondina più carina del liceo, la più brava a pallavolo, vestita Gucci da capo a piedi, circondata sempre da amiche che le facevano da cortigiane e che lei si trascinava dietro ovunque, anche in bagno, che manco Maria Antonietta con le dame di corte.
Insomma, di solito mi innamoravo del prototipo di cattivo ragazzo che vestiva trasandato, faceva lunghi interventi alle assemblee di istituto sul comunismo e la ribellione, con in tasca però regolarmente le 100mila lire del papà notaio, era l’organizzatore delle occupazioni, indossava la kefia anche ad agosto, suonava la chitarra in un gruppo rock e guardava tutti dall’alto in basso; insomma il classico stronzo che a distanza di vent’anni quando lo incontri per strada, sempre con la kefia e la maglietta di Che Guevara che spinge sconsolatamente una carrozzina mentre la moglie svaligia le boutique del centro strisciando la sua carta come se non ci fosse un domani, ti viene da ridere per quanto eri scema a ritenerlo un semidio, mentre ora lo vedi per quello che è: una macchietta che sembra uscita da un film di Nanni Moretti.
Eppure a quei tempi era il mito assoluto, e quando a ricreazione andavo in bagno sentivo i racconti dettagliati della suddetta biondina circa le pomiciate del sabato pomeriggio nella sua cameretta dalle pareti rosa e piena di peluche di Hello Kitty con il proprietario della kefia, e ogni settimana i racconti diventavano sempre più ricchi di particolari piccanti, conditi con termini che poi a casa andavo a cercare nel dizionario: baci con la lingua, limonate, petting (pettine? Si usa il pettine?!), fellatio, cunnilingus (ma si esce da ‘sto cunicolo o no?!), coito interrotto (ma da chi poi? Dai genitori che piombano in stanza all’ improvviso? Dal fratellino impertinente? Dalla zia ficcanaso? Non si sa), preservativi alla fragola, pecorine (cosa c’entrano gli ovini mo’!?), smorzacandela, (oddio ma non è che poi ci si brucia con ‘ste candele?!) orgasmi vaginali, multipli, clitoridei…
La mia fantasia galoppava, la curiosità iniziava a superare la paura, la voglia di sperimentare superava la timidezza e insomma qualche filarino magari un po’ sfigatello e Nerd iniziava a girarmi attorno e non sarà il caso di buttarsi nella mischia? All’inizio sarà imbarazzante mostrarmi nuda e esplorare un corpo maschile ma cavoli poi verrà tutto naturale e magari mi piace pure… buttarsi o no? E poi arrivavi una mattina a scuola e sul tuo banco trovavi una cassetta con le canzoni dei Nirvana, di Lou Reed, dei Red Hot Chili Peppers, in mezzo c’era anche “Come mai” degli 883 o “Maria” degli Articolo 31 ma cavoli erano pur sempre gli anni 90, Jack Frusciante era uscito dal gruppo, Brenda e Dylan non si erano ancora lasciati, Ambra Angiolini era ancora munita di auricolari e si dimenava cantando T’appartengo se ci tengo, i Neri per caso vincevano Sanremo e nessuno poteva mettere baby in un angolo mentre in camera campeggiavano i poster delle Spice Girls e dei Take That.
Di solito la musicassetta era il punto di non ritorno: ci stai o no? Ti vuoi mettere con me? Guardiamo Dirty Dancing o i Goonies insieme sabato pomeriggio? Ti vengo a prendere col Ciao o col Vespino, e cantiamo i Lunapop a squarciagola con gli zaini Invicta sulle spalle e si vola. Voi avreste detto di no? Ed e così che alla fine prendi un bel respiro, chiudi gli occhi, e ti butti.
Mi sono fatta molto male? Me la sono cavata? E’ andata alla grande? Sono caduta dalla Vespa? Ve lo racconto la prossima volta. Stay tuned.
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