La Regione Piemonte ci scrive a proposito del “polo circoncisioni rituali” creato dalla stessa istituzione guidata dal governatore Sergio Chiamparino e che offre un servizio pubblico a prezzo ‘politico’.
“La Regione Piemonte non incoraggia le mutilazioni genitali – spiega una nota – È questa la verità che deve essere affermata in modo categorico e chiaro. Il Piemonte è impegnato nella prevenzione e nel contrasto di tutte quelle pratiche che violano il diritto fondamentale all’integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine. In questa ottica è stata sviluppata una rete territoriale di vigilanza che ha coinvolto servizi sanitari, legali, forze dell’ordine e terzo settore. Inoltre il coordinamento regionale dei Consultori ha organizzato nelle aziende sanitarie diversi corsi di formazione destinati agli operatori e alle operatrici. Il problema delle mutilazioni genitali femminili (MGF) è un fenomeno che ci riguarda direttamente perché questa pratica viene subita anche da bambine e ragazze che sono nate in Italia, o sul territorio europeo in generale”.
“Per contrastarla la Regione Piemonte ha messo in campo due progetti concreti – prosegue il comunicato -: una procedura regionale per la presa in carico delle minori a rischio MGF; azioni specifiche di contrasto che sono previste dalla legge regionale numero 4 del 2016 “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e per il sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli”. Abbiamo promosso la stipula di protocolli con associazioni esperte di violenza di genere nelle diverse culture e di mutilazioni genitali femminili, al fine di garantire le donne di origine straniera e provenienti da altre culture. Detto ciò la circoncisione non è assolutamente assimilabile all’infibulazione perché la prima è una pratica anche terapeutica, mentre la seconda arreca esclusivamente danni alla donna che la subisce. La Regione Piemonte sul tema della circoncisione rituale ha deciso di intervenire preventivamente, nel senso che abbiamo voluto evitare il proliferare di operazioni chirurgiche “fai da te”, come è accaduto poco più di un anno fa, che si possono trasformare in tragedie vere e proprie. In parole povere vogliamo evitare che muoiano bimbi innocenti. Per questo abbiamo voluto agire a salvaguardia del minore. Riteniamo che non sia solo lecito, ma doveroso“.
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Prendiamo atto della gentile precisazione e ringraziamo la Regione Piemonte ma ribadiamo che la circoncisione è una violazione dell’integrità fisica dei minori, come lo sono le mutilazioni genitali femminili. Questo aspetto è stato evidenziato anche dal Consiglio d’Europa che in un documento del 2013 ha equiparato le due pratiche. Inoltre in più paesi europei ci si sta interrogando sulla liceità della circoncisione, ovviamente con grande disappunto delle comunità musulmane ed ebraiche. Riteniamo che una società autenticamente laica e moderna non debba cedere il passo a presunte tradizioni religiose (a maggior ragione se nate migliaia di anni fa in un qualche deserto del Medio Oriente) che, di fatto, si concretizzano in violenze sui minori. Invece di preferire un ‘male minore’ (fornire un servizio contro i rimedi ‘fai da te’) sarebbe opportuno che la Regione ribadisse la supremazia del potere civile sugli aspetti confessionali e scoraggiasse la circoncisione così come fa (meritoriamente) con l’infibulazione. Il problema è anche politico: assecondare e tollerare certe pratiche porta su una strada molto scivolosa. In futuro potrebbero esserci altre forzature, sempre in nome di un malinteso, del “rispetto delle tradizioni” altrui.
Sia chiaro, per sgombrare il campo da equivoci: non è una questione discriminatoria, neanche le nostre di ‘tradizioni’ ci convincono quando pretendono di offendere la ragione e quel principio di laicità che dovrebbe essere il fondamento di ogni potere civile: per restare a latitudini dove si estende la competenza della Regione Piemonte, l’esposizione di ‘sacre lenzuola’ può essere turisticamente efficace, ma, nonostante certa pubblicistica devotamente cristiana, fa a pugni con ogni evidenza scientifica.
Ci domandiamo poi se, in periodi di tagli crescenti alla sanità e di sacrifici immani richiesti ai cittadini in nome dei bilanci, sia opportuno offrire un servizio che, nella pratica, si rivolge solo ad una determinata parte della popolazione, quella di chi professa la religione islamica. Per concludere, vogliamo citare un’altra iniziativa in materia che ci ha lasciato fortemente perplessi, sempre presa in Piemonte: in una scuola di Biella, nell’ora di religione, accanto alla lettura della Bibbia è stata programmata quella del Corano. La scuola pubblica, che fatica a trovare insegnanti per far fare educazione fisica ai bambini più grassi d’Europa, ancora si preoccupa di tutelare le religioni: per due (due!) ore la settimana, oltre i precetti cattolici saranno insegnati pure quelli islamici mentre (al di là di sporadici accordi col Coni e delle buone intenzioni) l’ora di educazione motoria resta sola soletta ed affidata ad un generico insegnante ‘abilitato’. Per tutti questi motivi, comprendiamo le buone intenzioni e le ragioni umanitarie ma la decisione (formalmente legittima, ci mancherebbe, ma gravissima e anacronistica) della Regione Piemonte non ci piace neanche un po’.
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IN ITALIA, PAESE LAICO, I MEDICI CURANO, OPERANO, E -SOLO SE ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE ALLA LORO SALUTE- MUTILANO I BAMBINI MALATI, MAI I BAMBINI SANI. E AFFERMANDO QUESTO IL PROBLEMA E’ RISOLTO. IN ITALIA, MUTILARE BAMBINI SANI E’ PROIBITO E FORMA REATO GRAVE.
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