La Società Italiana di Pediatria spiega sul proprio sito come affrontare l’influenza che in questi giorni sta raggiungendo il picco: la diffusione è massima e non si contano i bambini ammalati. Innanzi tutto, spiega la Sip, per verificare se il piccolo ha la febbre è preferibile misurare la temperatura corporea utilizzando un termometro di tipo digitale in condizioni di riposo e a livello ascellare. La temperatura aumenta fisiologicamente dopo i pasti, dopo aver praticato sport e la sera.
Per abbassare la febbre evitare i cosiddetti rimedi della nonna, come le spugnature con aceto e la borsa d’acqua fredda sulla fronte. Al massimo un panno di acqua tiepida può dare un po’ di sollievo. Fare bere il piccolo frequentemente. Gli antipiretici vanno usati solo quando la febbre si associa a malessere generale, seguendo le indicazioni del proprio pediatra curante per quel che riguarda la posologia e la durata del trattamento. Il paracetamolo e l’ibuprofene, non vanno usati combinati/alternati. Inoltre è preferibile la somministrazione per bocca. Solo in caso di vomito è utile la somministrazione per supposta. Evitare di somministrare medicinali con decisioni autonome e altre cure “fai da te”. Non farsi prendere dal panico.
Ma quando consultare il pediatra? Se lo stato di malessere generale (febbre con brividi, cefalea, dolori muscolari, inappetenza tosse e raffreddore) non si risolve da solo entro la durata standard della patologia (5-8 giorni con un periodo di incubazione da 1 a 4), se il bambino è molto piccolo, o se sta molto male o se si rifiuta di mangiare e bere. L’influenza intestinale (gastroenterite) invece si presenta con vomito e/o diarrea.
La Sip precisa che “l’antibiotico va somministrato solo in alcuni casi, su indicazione del pediatra. Infatti, l’antibiotico non serve per curare l’influenza, ma solo per curare un’eventuale complicanza batterica. È importante ricordarsi che somministrare un antibiotico a un bambino, se non necessario, non aiuta a far passare prima la febbre”.
E una volta passata l’influenza? Il bambino con i sintomi dell’influenza deve rimanere a casa finché non è totalmente guarito, anche per evitare di contagiare i compagni di classe. Inoltre questo fatto a volte prolunga la risoluzione della malattia creando complicanze e ricadute varie. E chi certifica che il peggio è passato? In Emilia-Romagna, come in altre Regioni (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Liguria, Provincia di Trento, Piemonte, Provincia di Bolzano) non è più obbligatorio portare il bambino dal pediatra dopo 5 giorni di malattia. Il medico quindi non deve più accertare la guarigione per il reinserimento a scuola dopo la malattia, vale l’autocertificazione dei genitori. E il buon senso.
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