Ha preso 9 all’esame di terza media ma i genitori non sono stati soddisfatti. Volevano 10 perché ritenevano che il figlio meritasse il massimo. Non ottimo ma eccellente. Così hanno fatto ricorso al Tar ma lo hanno perso. Protagonista della vicenda una coppia di Canicattì, in provincia di Agrigento, e, naturalmente, il ragazzino che fino al 2014 frequentava l’istituto Giovanni Verga.
I giudici hanno scritto: “Lo studente era stato ammesso con il voto di 9/10 e aveva conseguito i seguenti punteggi: 10/10 nella prova d’italiano; 10/10 nella prova di matematica; 8/10 nella prova di francese; 8/10 nella prova d’inglese; 9/10 nel colloquio pluridisciplinare” Il 9 finale quindi dimostra una certa coerenza perché, complessivamente, l’eccellenza non c’era. Così i genitori sono stati condannati anche a pagare le spese legali, quantificate in mille euro. Nella sentenza poi è specificato: “La scuola, nel valutare la preparazione degli alunni, non applica scienze esatte che conducono ad un risultato certo ed univoco, come si verifica ad esempio nei casi di accertamento dell’altezza di un determinato candidato o del grado alcolico di una determinata sostanza ma formula un giudizio tecnico connotato da un fisiologico margine di opinabilità, per sconfessare il quale non è sufficiente evidenziare la mera non condivisibilità del giudizio, dovendosi piuttosto dimostrare la sua palese inattendibilità”. Invece, nel caso preso in esame, si trattava semplicemente di una contestazione senza fondamento.
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