Ce lo chiede l’Europa, come si usa dire. E, se piove di quel che tuona, presto potrebbe essere una procedura originaria: licenziare una donna in gravidanza è legittimo. A stabilirlo è stata nei giorni scorsi una sentenza della Corte di giustizia europea (la C 103/2016). Il caso riguardava una lavoratrice spagnola nell’ambito di una procedura di licenziamento collettivo di una impresa bancaria.
I motivi non sono connessi allo stato di gravidanza della donna ma economici e riguardanti la produzione e l’organizzazione dell’impresa. Proprio per questo i giudici del Lussemburgo hanno ritenuto fondato il licenziamento, non discriminatorio e non contrario alla normativa europea. In ogni caso, scrivono i magistrati, ciascuno Stato membro è libero di stabilire forme di tutele più forti per le dipendenti madri e gestanti. Ad esempio le norme vigenti in Italia impediscono, anche in caso di procedura collettiva, il licenziamento delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento, a meno che l’azienda non chiuda definitivamente. Per ora, dunque, siamo relativamente al sicuro. Per ora.
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