“Papa è morto”. Una frase secca ripetuta più volte dalla madre al figlio di 8 anni per giustificare la rottura dei rapporti: ad un certo punto la donna ha smesso di far vedere il bambino all’ex compagno e si è inventata la scusa del decesso. Scusa che non è andata giù all’uomo, e non solo per questioni scaramantiche. Approdata in un’aula di tribunale, la questione si è chiusa (almeno in primo grado) con una condanna della donna a 18 mesi di reclusione (con pena sospesa) e a 20mila euro di multa. La vicenda, come spiegano i media locali, ha avuto come protagonista una coppia di Senigallia (in provincia di Ancona) e il loro bambino.

L’episodio si inserisce in un rapporto decisamente burrascoso fra i due: a partire dal fatto che l’uomo, un operaio di 52 anni, ha riconosciuto il bimbo solo dopo il test del Dna. Dopo la breve relazione con la madre del piccolo, non era sicuro di essere il responsabile della gravidanza. Gli incontri con il bambino, poi, si sono svolti spesso alla presenza degli assistenti sociali e il processo è nato dalla denuncia di lui per sottrazione di minore: credendo di fare il bene del figlio, la madre si era inventata la morte dell’ex compagno. Voleva tutelare il figlio da quegli incontri che le pareva lasciassero molto turbato il piccolo. Invece è finita nei guai.