Giulia Zanzi, da Ravenna ai test di gravidanza: “La scienza al servizio delle donne”

La prima esperienza internazionale Giulia Zanzi l’ha fatta ai tempi del liceo classico “Dante Alighieri” di Ravenna entrando in una delegazione del Parlamento europeo giovani. E oggi, 33 anni, head of fertility marketing nella sede di Ginevra della SPD, joint venture di Procter & Gamble, nel mezzo di una carriera precoce e veloce, è ancora grata alla scuola che le diede non solo metodo e rigore ma anche la spinta a credere nei propri sogni e a impegnarsi al massimo per realizzarli. Giulia sarà una delle protagoniste del convegno organizzato da Fidapa-Bwp Italy “Donne e leadership: modelli, valori e obiettivi per il futuro” che si terrà sabato 24 marzo alle 10 alla Casa Matha di Ravenna (via Matteotti 35). Convegno nel quale terrà l’intervento “Come accelerare la parità di genere durante la quarta rivoluzione industriale”.

La parte che più ama del suo lavoro è mettere la tecnologia a disposizione delle donne e delle coppie che vogliono un figlio: “Mi occupo dei test di ovulazione e di gravidanza Clearblue, cercando di apportare sempre più innovazione per aiutare le donne a capire il proprio corpo e le fasi ormonali. Ultimamente, nella pubblicità abbiamo dato molto rilievo anche alla figura maschile, nell’ottica che un uomo è coinvolto eccome nella ricerca di un figlio, associata sempre e solo al femminile. Del resto, nella mia visione della parità di genere, che secondo l’ultimo rapporto sul gender gap verrà raggiunta solo tra cent’anni, non c’è solo l’idea che le donne debbano guardare sempre di più anche alle materie e ai settori che sono a prevalenza maschile ma anche l’idea che l’uomo non vada escluso da certi ruoli e compiti all’interno della famiglia. Solo insieme, uomini e donne possono pensare di arrivare a un’effettività parità. Mi auguro che i miei figli, se ne avrò, non abbiano più bisogno di parlare di genere“.

Nella sua esperienza, Giulia non ha incontrato grandi ostacoli per il fatto di essere una donna: “Io sono manager di una multinazionale, quindi ho sempre respirato un’aria favorevole. Ma se esco dal mio ufficio, mi accorgo che nemmeno in Svizzera la situazione è rosea per le donne: solo il 15% delle mamme lavora full time, solo un bambino su dieci va al nido. All’interno della comunità dei Global Shapers del World Economic Forum ho di recente fatto presente il problema della mancanza di servizi e sostegno ai genitori. Problema che in Svizzera è molto più sentito che in Italia visto che tanti lavoratori vengono da fuori e non possono usufruire dell’aiuto dei nonni. Qui al desiderio di un figlio si associa la domanda ‘come farò con il lavoro?'”.

Solo in alcuni Paesi emergenti come la Cina e l’India a Giulia è capitato più di una volta di essere l’unica donna seduta al tavolo di lavoro, ben poco considerata dai fornitori e in situazioni rischiose per una donna ma sicurissime per un uomo: “Ma quello che mi sta a cuore è il futuro. Nella quarta rivoluzione industriale molti mestieri saranno sostituiti dalle macchine. Bisogna essere certi che dietro quelle macchine, a pensarle e programmarle, possano arrivarci anche le donne“.

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