Latte in polvere, nuova bufera sulla Nestlè

La multinazionale non è nuova a denunce del genere, tanto che da anni è oggetto di svariate e rinnovate campagne di boicottaggio. Si tratta della Nestlé, che si autodefinisce “leader di nutrizione, salute e benessere”, un gigante che ogni anno fattura miliardi di euro con i propri prodotti, buona parte dei quali destinati all’alimentazione per l’infanzia. Ed è proprio sul latte in polvere, settore nel quale Nestlé è leader mondiale, che verte la questione. Anzi, due: perché le segnalazioni sono un paio. Precise, diverse e circostanziate. La morale però è sempre la stessa: Nestlé è accusata di fare soldi (come minimo) scorrettamente ai danni della buona fede e della salute dei consumatori, approfittando della poca informazione di questi ultimi.

In un rapporto di Save the Children ripreso dal quotidiano britannico The Guardian, Nestlé, non si sarebbe fatta scrupolo di promuovere il latte in polvere nelle Filippine offrendo a medici, ostetriche e operatori sanitari viaggi gratuiti per conferenze, pasti, biglietti per spettacoli vari e pure per il gioco d’azzardo. Lo scopo sarebbe quello di fare pressioni affinché negli ospedali locali venga consigliato di adottare il latte in polvere. Si tratta di pratiche vietate dal codice internazionale dell’Organizzazione mondiale della sanità e che, se confermate, creerebbero anche qualche problemino di natura penale alla Nestlé e ai camici bianchi suoi complici. Non si tratta solo di scorrettezza commerciale ma, spiega l’Oms, l’alimentazione con il latte in polvere è particolarmente problematica nelle aree più povere del mondo perché aumenta il rischio per i piccoli di contrarre patologie come polmonite e diarrea mentre le possibilità di venire curati efficacemente, proprio per la particolare situazione economica della società e delle famiglie, non è molto alta.

L’inchiesta punta il dito anche contro Abbott, Mead Johnson e Wyeth (quest’ultima di proprietà della Nestlé) e dimostra che gli interessati ‘consigli’ dati dalle multinazionali alle neomamme tramite opuscoli distribuiti negli ospedali funzionano: nei primi sei mesi di vita del bambino, nelle Filippine allatta al seno solo il 34% delle donne, in Messico il 31% mentre in Cile il 75% di medici, infermieri e ostetriche ha denunciato visite costanti in ospedale da parte di rappresentanti delle multinazionali del settore. Come fa notare Save the Children, si tratta di un vero e proprio assalto con i rappresentanti che distribuiscono buoni sconto alle mamme e prebende di vario genere a medici e ostetriche. Nestlé però nega tutto (senza entrare troppo nei particolari): “Questa immagine non rappresenta la cultura e le pratiche commerciali di Nestlé – spiega una nota -. La prima e più fondamentale espressione del nostro rispetto per le madri e i bambini è il supporto per l’allattamento al seno, il rispetto della legge e le nostre procedure rigorose”.

Ma non è finita qui. Nestlé è destinataria di un’altra accusa fresca fresca, questa volta formulata dalla Changing Markets Foundation e ripresa anch’essa dal Guardian. Alla multinazionale vengono imputate informazioni nutrizionali ingannevoli (o, almeno, contraddittorie) sulla base di un rapporto intitolato Milking it che confronta più di 70 marchi di latte in polvere per bambini fino a un anno, prodotti da Nestlé e venduti in 40 Paesi del mondo: ad esempio è emerso che in Brasile e a Hong Kong vengono venduti prodotti privi di saccarosio “per la buona salute dei neonati”, esattamente come consigliato dalle principali istituzioni mondiali. E perché allora, l’azienda in Sud Africa continua a distribuire latte in polvere con saccarosio? E perché ad Hong Kong viene pubblicizzato un prodotto come “più salutare” per l’assenza di aromi alla vaniglia, mentre altrove gli aromi sono presenti?

Nusa Urbancic di Changing Markets Foundation ha provato a dare qualche risposta al Guardian, tacciando la Nestlè di incoerenza: “Siamo arrivati a capire che le aziende manipolano le risposte emotive dei consumatori per vendere una varietà di prodotti, ma questo comportamento è particolarmente immorale quando si tratta della salute vulnerabile dei bambini. Se la scienza dice che un ingrediente è sicuro e benefico per i bambini, allora tali ingredienti dovrebbero essere presenti in tutti i prodotti. Se un ingrediente non è sano, come il saccarosio, non dovrebbe essere presente in nessun prodotto”. Forti dubbi di moralità e di legalità (sempre per violazione del codice pubblicitario dell’Oms, ispirato proprio dalle politiche spregiudicate delle multinazionali) sono stati espressi anche su formule pubblicitarie del tipo “il prodotto più vicino al latte materno”, “che segue l’esempio del latte materno”, “ispirato al latte umano” e con “una struttura identica” al latte materno. Si tratta di strategie di marketing variamente usate in giro per il mondo, dalla Spagna agli Usa.

Anche in questo caso Nestlè ha provato a difendersi. Un portavoce ha assicurato al Guardian che l’azienda segue le raccomandazioni dell’Oms e che considera il latte materno “la fonte ideale di nutrizione per i bambini”. Per quelli che non possono essere allattati, tuttavia Nestlè offre “prodotti nutrizionali di alta qualità, innovativi, basati sulla scienza” commercializzati “in modo responsabile” mentre “le affermazioni fatte sui nostri prodotti si basano su solide prove scientifiche”.

************ ERMamma da sempre ha sostenuto l’allattamento al seno promuovendo, di concerto con le amministrazioni, campagne nei comuni romagnoli e punti di allattamento in luoghi pubblici e privati. Questo portale non riceve e non ha mai ricevuto finanziamenti da parte di aziende che producono latte in polvere. *******

Qui il rapporto Milking it di Changing Markets Foundation

Qui uno degli articoli del Guardian.

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