Crescere fuori famiglia dopo i 18 anni, X.: “Con Agevolando non sono finito per strada”

X. 19 anni, albanese, ospite di uno degli appartamenti di Agevolando

Capita di compiere diciott’anni, di non avere quindi ancora finito la scuola, di non avere un lavoro. Ma di essere considerati adulti e ritrovarsi fuori dalle comunità educative per minori, a chiedere un letto ai dormitori e un pasto alle mense dei poveri. Questo il destino di molti ragazzi cresciuti nelle strutture, senza una famiglia, e che l’associazione Agevolando, che a Ravenna è arrivata tre anni fa, cerca di aiutare fungendo da ponte tra il periodo in cui si è minori, protetti e tutelati e quello in cui si è grado di provvedere a se stessi a tutti gli effetti, colpando il buco nero che c’è in mezzo. Tema che torna attuale oggi, Giornata dei care leavers, un’occasione per sensibilizzare la cittadinanza sulla situazione dei giovani in uscita dai percorsi cosiddetti “fuori famiglia”. Tra loro c’è X., 19, anni, albanese, che abbiamo incontrato in uno dei tre appartamenti di Lido Adriano che il Comune di Ravenna ha dato in comodato d’uso ad Agevolando e che ospitano, al momento otto persone che possono trattenersi per un anno, pagando le utenze e frequentando un tirocinio lavorativo o avendo un contratto di lavoro a termine.

“Sono arrivato in Italia nel settembre del 2015 – racconta X. – perché, nonostante stessi studiando, in Albania non vedevo un futuro per me. Dopo essermi presentato in Questura per chiedere aiuto, sono stato mandato in una comunità a Faenza, poi trasferito a Piangipane, dove ho intrapreso un corso per falegname, iniziando nel frattempo a studiare l’italiano. Quella, per fortuna, è una delle poche realtà dove esiste anche un convitto per maggiorenni, che mi ha consentito di non finire per strada una volta compiuti i 18 anni e di riuscire a prendere la qualifica professionale. Poi ho trovato lavoro a Bologna come montatore di pareti in vetro e ho preso una camera a San Lazzaro. Ma lavoravo anche quattordici ore al giorno, sottopagato. E ho iniziato a lavorare come falegname al porto di Ravenna, a termine. Un giorno mi sono presentato allo sportello del neomaggiorenne al centro Quake, dove ho chiesto aiuto. Adesso vivo qui, sto bene. E da un mese faccio l’elettricista in un’azienda di Alfonsine”.

Alcuni ragazzi e alcune ragazze come X. saranno domani, sabato 19 maggio, in piazza del Popolo a Ravenna per l’evento “E tu che cactus sei?”: dalle 14 alle 18 si terrà una raccolta fondi per aiutare i giovani in questione a raggiungere l’autonomia, oltre che animazione, giochi di una volta e truccabimbi. Un’opportunità per entrare in relazione con alcune storie e alcuni percorsi in genere poco raccontato.

“Non facciamo assistenzialismo – spiega Katia Dal Monte, volontaria e referente della sede di Ravenna di Agevolando – ma tentiamo di compensare i vuoti legislativi, laddove i ragazzi si trovano troppo precocemente a fare i conti con il fatto che sono riconosciuti come adulti. Questa è solo un’opportunità in più che devono giocarsi bene, impegnandosi e rispettando impegni e doveri: un progetto che dà molte soddisfazioni”.

Sempre nell’ambito della giornata dei careleavers, oggi si terrà una giornata di festa all’Oratorio San Simone Giuda, in via Antica Milizia 54, dalle 14 alle 19,30, dove i ragazzi delle comunità, dell’associazione Agevolando, i giovani inseriti nel progetto Sprar (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiat) e ragazzi dell’oratorio si sfideranno in un torneo di calcio e si incontreranno per festeggiare insieme.

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