Maschi e femmine, le abitudini silenziose dentro la scuola (e non solo)

“Buongiorno ragazzi”.
“Buongiorno ragazze”.
“Buongiorno ragazzi e ragazze”.

Somo tre esempi di come un professore o una professoressa possono salutare la classe al mattino. Questione irrisoria? Non per Fulvia Signani, docente all’Università di Ferrara ed esperta di medicina di genere (qui l’avevamo intervistata sulle discriminazioni che le donne subiscono nell’ambito della sanità) che venerdì 7 settembre – al Convento dei Cappuccini di Argenta – terrà il primo intervento del convegno aperto a insegnanti e cittadini “Di che stereotipo sei? Come i linguaggi costruiscono le nostre convinzioni”.

Un titolo che la dice lunga sul potere delle parole. L’intervento di Signani, “Abitudini silenziose”, sarà concentrato sui comportamenti impercettibili che abbiamo nella vita quotidiana ma che veicolano la presenza di luoghi comuni legati al maschile e al femminile: “Nella scuola, questo si traduce nei libri di testo in cui la mamma è raffigurata a pulire casa e il papà al lavoro o sul divano, nel persistere di grembiuli differenziati per le bambine e i bambini ma più in generale nel considerare le ragazze come portatrici di determinate caratteristiche e i ragazzi come rappresentanti di altri tratti”.

Signani porterà un esempio, al convegno: “Una vignetta nel quale, per raffigurare una toilette per donne e una per uomini, la prima è descritta con le parole ‘bla, bla, bla’ e la seconda con un solo ‘bla’. Come se le donne, necessariamente, dovessero essere le più chiacchierone”.

Per la docente, che lavora anche per l’Ausl di Ferrara, la scuola – nel ribadire certi messaggi – ha un ruolo importantissimo: “Lo ha sempre avuto, a dire il vero. E sono felice che la dirigente degli Istituti comprensivi di Argenta Neda Tumiati abbia accolto e promosso l’idea dell’insegnante Sara Cillani di aprire una riflessione su questi temi. Non è affatto scontato. Sono figlia di una maestra e so bene quanto il mondo della scuola abbia rispecchiato per molto tempo la tradizione maschilista di questo Paese: non è passato molto tempo da quando alcune insegnanti si facevano chiamare con il cognome del marito”. 

Per Signani la svolta culturale sta nel portare i bambini a ragionare con la propria testa, sviluppando il pensiero critico e libero e non facendosi invece condizionare dagli stereotipi: “Ci sono tante sfumature, tra il maschile e il femminile. Tornando al grembiule, penso che l’intuizione di mascherare le differenze sociali fu buona: è sbagliato, d’altro canto, pretendere dalle bambine un tipo di abbigliamento e dai bambini un altro tipo. Dal unto di vista identitario, è molto limitante”.

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Tel./Fax 0532804048
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