Sara Dallabora e Irene Ferramondo sono una coppia da dieci anni. Vivono a Piacenza (di dove è originaria la prima, mentre la seconda è di Macerata) e sono le mamme di Alessio, due anni e mezzo, e Ilaria, un mese.
Quando a partire dallo scorso maggio le due donne, 35 anni, si sono informate sulla possibilità che nell’atto di nascita della secondogenita venisse scritto che è figlia sua e della compagna, il Comune di Piacenza – anche se inizialmente aperto ad analizzare la questione – ha chiuso i battenti. E così Sara, che al momento della registrazione della neonata ha dovuto far scrivere che è figlia sua e di un uomo che non l’ha riconosciuta, ha deciso di formalizzare un denuncia di falso in atto pubblico. Che nei fatti è un’autodenuncia, visto che a dichiarare quelle cose è stata proprio lei.
Lei che Alessio e Ilaria li ha partoriti, lei che visto il quadro normativo non può fare in modo che la compagna sia riconosciuta dalla legge come la mamma dei suoi figli, al pari suo: “Una penalizzazione e una perdita di dignità su molti fronti ma soprattutto su quello dell’incertezza sul futuro. Cosa succederebbe ai miei bambini se io venissi a mancare? Irene non sarebbe nessuno. E se anche un giudice decidesse di affidarle quelli che di fatto sono i suoi figli, non posso pensare all’eventualità che Irene debba mettersi a girare per avvocati e tribunali per farsi riconoscere come la loro mamma”.
Rispetto all’autodenuncia, ora le due donne attendono di sapere come si muoverà la Procura: “Speriamo che non si agisca penalmente contro di noi: è un rischio e lo abbiamo messo in conto. Noi non incolpiamo nessuno, in ogni caso, vogliamo solo che la nostra famiglia non sia considerata disonorevole. Per la registrazione dei nostri figli come nati da due mamme, invece, procederemo legalmente”.
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