Tumore al seno, a Modena laser gratis per una vita sessuale migliore

Del fatto che il tumore al seno possa peggiorare o compromettere la vita relazionale e sessuale delle donne si parla forse poco. Ed è invece da qui che a Modena è partita l’idea di utilizzare di più, e per chi ne ha bisogno dopo una neoplasia, il MonnaLisa Touch, una nuova metodica per il ringiovanimento delle mucose vulvo-vaginali.

Un progetto patrocinato dal Comune e dal Policlinico, sostenuto dall’associazione Angela Serra per la ricerca sul cancro e dal dottor Ezio Bergamini, segretario regionale Aogoi Emilia Romagna. Non a caso, di MonnaLisa Care – questo il nome del percorso – si parlerà proprio al convegno dell’Aogoi “L’empatia in ostetricia e ginecologia” in programma il 22 e 23 novembre a Modena.

A seguire nel concreto le donne che aderiscono gratuitamente al trattamento è la ginecologa Carla Bertani: “Le patologie neoplastiche come il tumore al seno anticipano o amplificano i processi di invecchiamento. Detto ciò, prima di iniziare il trattamento laser, che non è invasivo ed è indolore, dobbiamo sempre valutare se la donna ha i pre-requisiti giusti: quanti anni ha? Che età aveva quando si è ammalata? Che tipo di intervento ha subito? Ha fatto la chemio o la radio? Era già in menopausa o è andata in menopausa chirurgica o farmacologica? Solo dopo un’attenta valutazione riusciamo a capire se le pazienti potranno avere un vantaggio effettivo”.

Carla Bertani

Tra le trenta donne che finora hanno usufruito del trattamento, i risultati sono molto soddisfacenti: “Noi somministriamo un questionario anonimo prima della prima seduta e prima dell’ultima. La maggior parte delle donne ha un vantaggio già dopo la prima, molte donne hanno un importante miglioramento dopo la seconda e, tra quelle che non lo hanno, c’è chi lo sperimenta dopo la terza e ultima. Dagli esiti dei questionari abbiamo registrato che la vita sessuale delle donne viene favorita e che anche chi, per età o altre condizioni, non ha rapporti sessuali, vive il miglioramento su altri fronti”.

La domanda che Bertani e i colleghi ora si fanno è questa: “Cosa succederebbe se potessimo offrire il trattamento prima dell’intervento chirurgico, agendo in via preventiva? Stiamo facendo già molto ma non nascondo che, da medico, mi piacerebbe molto poterlo sperimentare, per la gioia delle donne”.

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