Se ne è accorto fin dai primi giorni di chiusura delle scuole, Vijay Bravura: non poter essere in classe con i suoi alunni amplifica ancora di più la distanza per chi non ha strumenti e possibilità di accedere al mondo digitale della didattica a distanza. E adesso che, in Emilia-Romagna, siamo alla quarta settimana di stop, quel pensiero si fa ancora più solido.
Insegnante in una quarta alla primaria nel forese di Ravenna, Bravura ci ha messo nove giorni a fare in modo che la totalità dei suoi bambini (18) riuscissero ad accedere a Google Classroom semplicemente per visualizzare i compiti e lavorare sulle schede assegnate, restituendole poi al maestro: “Del resto le prime due settimane, non avendo ricevuto indicazioni precise dal Ministero e navigando un po’ a vista, non eravamo attrezzati come, in alcuni casi, lo siamo adesso. Basti pensare che solo per avere le firme di autorizzazione dei genitori affinché i figli potessero usare la piattaforma, ci sono voluti giorni e giorni. Dopodiché, le famiglie si sono dovute attivare per impararne le funzioni”.
Il problema è che non tutti hanno una buona connessione, non tutti hanno un computer, non tutti hanno dimestichezza con le tecnologie: “In questi giorni sto al telefono ore con i genitori affinché tutti i bambini abbiano la possibilità di sfruttare a pieno questa nuova didattica alla quale non eravamo abituati e che abbiamo dovuto mettere in campo dall’oggi al domani. Non è semplice, né automatico: ci sono bambini che già a 10 anni sanno usare Internet ma ci sono anche famiglie che in casa hanno a disposizione solo un cellulare, cosa che non rende agevole il lavoro”.
Per seguire da vicino i suoi alunni, Bravura ha proposto due video tutorial dove spiega passo a passo come ci si muove su Classroom, proponendo al contempo ai bambini delle piccole attività per verificare che abbiano capito: “Anche questa è scuola, si tratta di compiti di realtà che hanno una grande utilità, soprattutto in questa situazione. Ho insegnato loro a scrivere, nei commenti sotto le consegne, richieste di spiegazione o chiarimento. Ho insegnato loro anche a modificare le schede in pdf”.
Già da questa settimana partiranno, dunque, anche le video lezioni registrate: “Alla primaria non è possibile farle in diretta, alcuni bambini non sono a casa con i genitori durante la giornata e sarebbe complicato gestire la cosa. Registrerò le spiegazioni e le collegherò ad attività e verifiche delle attività. Nel frattempo, ho proposto alle colleghe di sperimentare la video-ricreazione, un momento di circa un’ora in cui, collegati, ci si confronta su come stiamo passando questo periodo”.
Fatto sta che se la scuola a distanza dovesse andare per le lunghe, secondo Bravura la forbice delle differenze economiche o sociali si allargherebbe ancora di più: “Ci sono bambini che per forza di cose rimarranno indietro, così come lo rimarranno quelle classi con insegnanti che per età o mancanza di competenze, non usano le tecnologie. Il punto è che non c’è alternativa. Io sono un insegnante e ho il compito di andare avanti in questo momento in cui la scuola rischia di fermarsi del tutto. Parlo da persona attenta e favorevole all’inclusione su tutti i campi. Ma è in altre sedi che si deve pensare a risolvere il problema delle diseguaglianze. Questo è un tema politico”.
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