“Ci siamo trovati ad affrontare l’impensabile faccia a faccia con una paura inaudita. Chiusi nelle nostre case, gli smartphone ci hanno permesso di aprire una finestra sul mondo. Sono diventati gli interfaccia per qualsiasi cosa e anche le persone più ‘resistenti’ hanno scoperto che le tecnologie possono portare lontano”. La riflessione parte da Francesco Rasponi, psicologo-psicoterapeuta e presidente di Psichedigitale, un’associazione di Cesena che affronta le problematiche generate dalla dipendenza da internet.
“In questi due mesi – continua l’esperto – l’enorme portata della tecnologia ci ha permesso di gestire l’angoscia. Si è dimostrata un vero e proprio strumento ansiolitico, ma bisogna mantenere un atteggiamento critico, per non diventarne schiavi”. Se non usate in maniera adeguata, infatti, le tecnologie da meravigliose si possono trasformare in qualcosa di nocivo ed è per questo che Psichedigitale, in collaborazione con Casa Bufalini, ha organizzato un ciclo di webinar dal titolo “Uso e abuso delle tecnologie digitali durante l’emergenza Covid” per condividire le preoccupazioni e gestire al meglio la vita digitale. Dei tre incontri, il primo è in programma mercoledì 27 maggio alle 20,30 e si intitola “Chiusi in casa immersi negli schermi: esperienze familiari a confronto”.
Della nuova situazione, possono essere soprattutto gli adolescenti a farne le spese: “Per alcuni di loro, il mezzo tecnologico è diventato un prolungamento delle loro vite: lezioni, attività pomeridiane, contatti con gli amici. Tutto si è svolto lì. Molti di coloro che sono tornati in terapia nel mio studio, mi hanno confidato che sentono un certo vuoto quando si disconnettono. La sensazione è come di essere ‘tagliati fuori’ se non si è parte di quel turbinio di messaggi, foto e notizie. La rete rappresenta un mondo parallelo che non solo si compenetra con quello concreto e reale, ma talvolta addirittura lo sostituisce”.
Sono definiti ‘fragili’ gli adolescenti che faticano maggiormente a discostarsi da questo mondo: “Alcuni di loro fanno fatica a uscire da casa, anche adesso che si può, perché ci sono troppe restrizioni: mascherine, distanziamento. Così preferiscono rimanere online. Molti di loro ne hanno tratto giovamento, rinforzati anche dalla didattica a distanza. Le lezioni da remoto si sono rivelate un fattore protettivo, che hanno messo al riparo dallo sguardo degli altri, in un contesto più asettico. Personalmente non sono contrario alla Dad, anzi, in questo periodo è stata l’unica possibilità di ‘andare a scuola’. Penso addirittura che la scuola potrebbe in parte continuare così. Magari quest’estate si potrebbe facilitare la socialità in chat per poi tornare finalmente in classe. In un momento così eccezionale si devono mettere in campo idee inedite, ma allo stesso tempo si deve intervenire su quei ragazzi che sono rimasti incagliati nella rete”.
Uno sguardo attento è rivolto ai più piccoli che, se non accompagnati nella scoperta e nell’incontro con le tecnologie, possono rimetterci: “Se non si spiega ai bambini come funzionano, quale funzioni svolgono, possono esserne completamente rapiti. C’è bisogno di un apprendimento e di un’educazione costante. Ed è questo il motivo dei tre appuntamenti che si svolgeranno a breve. Gli apprendimenti devono essere generalizzati e diffondersi tra tutti. Non si possono comprendere e aiutare i ragazzi se non si conoscono il loro ambiente e i loro strumenti. Queste nuove conoscenze devono essere integrate, soprattutto ora che la vita di tutti, per un certo periodo, si è svolta quasi totalmente online”.
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