L’infermiera che dava morfina ai neonati? “Un angelo, una seconda mamma”

Federica Vecchini è l’infermiera 43enne di Verona accusata di avere somministrato morfina ad un neonato (e sospettata di essersi comportata così in altri casi analoghi) perché piangeva e voleva farlo stare tranquillo. Il piccolo, che ha avuto un arresto respiratorio, è stato salvato in extremis. Dopo la diffusione della notizia, la donna, che lavora in Terapia intensiva neonatale, è stata presa di mira soprattutto sui social e sul web: migliaia di utenti si sono scagliati contro di lei sull’onda emotiva della vicenda. Adesso il sito Nurse 24.it, portale specializzato per la professione infermieristica, ha voluto sentire la classica ‘altra campana’, le mamme che hanno conosciuto Federica; per loro è la donna che si è presa cura dei loro bimbi, una professionista qualificata, una persona esemplare dalla sensibilità più unica che rara, un vero e proprio angelo. Ricordando la presunzione di innocenza costituzionalmente garantita, Nurse 24.it esprime “solidarietà” alla collega e, dunque, ricostruisce un’immagine di lei completamente diversa da quella che è emersa dalle indagini (ancora in corso). L’infermiera attualmente è agli arresti domiciliari.

Ad esempio la signora Manuela, 28enne di Trento, spiega: Il 23 ottobre 2016 a causa di una grave forma di Preeclampsia mi fanno un cesareo d’urgenza e nasce il mio piccolo guerriero Alessio alla settimana 27+3, pesava 800gr”. Il successivo 7 dicembre il piccolo ha un peggioramento e viene trasferito d’urgenza nella Tin dell’ospedale Borgo Roma a Verona. E’ in quel reparto, con l’aiuto e le cure di Federica Vecchini, che la neomamma allatta il suo bimbo per la prima volta: “Fu il momento più emozionante della mia vita. Da quel giorno Alessio migliorò tantissimo, la Rop regredì lui iniziò a mettere su peso e io ero più felice che mai.” Inoltre Federica “è stata gentile e premurosa” ed è una persona “di un’umanità meravigliosa”.

La signora Ilaria invece descrive la Vecchini come “una donna molto solare e sorridente, dotata di grande carica umana e professionale. Lei, con il suo modo materno e rassicurante, era capace di trasformare una giornata cupa ed insicura in una giornata normale, fatta di timide risate, chiacchiere, confidenze di una mamma, in un reparto dove la normalità non esiste”. Ed ancora: “La sua presenza era importante non solo per i piccoli, che accudiva con profonda tenerezza e rispetto, ma anche per i genitori, verso i quali aveva sempre parole di conforto e speranza. Per me è stata una sorella maggiore e per mia figlia una seconda mamma“. Un’altra testimonianza raccolta da Nurse24.it riguarda E.G., una giovane madre che ha detto: “Federica era lì quando piangevo perché non sapevo se mia figlia, che pesava quanto un pacchetto di zucchero, ce l’avrebbe fatta. Mi ha fatto sentire mamma quando io ancora non sapevo di esserlo e mi ha permesso di trovare la normalità, la speranza e il sorriso dove esistono solo attesa, paura e dolore”. Insomma, un’infermiera dalle grandi doti professionali e umane.

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