Latte di mamma o latte artificiale, e poi latte vaccino. Siamo sicuri che non esista una via di mezzo? Per l’agriturismo Montebaducco di Salvarano di Quattro Castella (Reggio Emilia) l’alternativa c’è eccome: è il latte d’asina che l’azienda commercializza nei Natura Sì di tutta Italia, e in molte farmacie, erboristerie e negozi di puericultura (oltre che on-line). In vent’anni l’allevamento è passato da tre a settecento animali, diventando così il più grande d’Europa nel settore. Eppure il latte d’asina resta un prodotto di nicchia, costoso e di rado raccomandato dai pediatri. La farmacista-erborista Gloria Macchioni, direttore tecnico dell’azienda, ne spiega le virtù.
Quali valori nutrizionali ha il latte d’asina?
“Si tratta dell’unico latte di origine animale simile a quello della donna. Per la sua composizione in termini di lipidi, proteine, zuccheri e sali minerali è ideale sia per i lattanti che per gli adulti. Ha una digeribilità elevatissima e solo 39 chilocalorie per cento millilitri. E’ un alimento cosiddetto funzionale”.
Da che età si può usare?
“In collaborazione con il pediatra, anche da prima di un mese di vita del bambini. Per le mamme che non hanno latte e i cui bambini hanno allergie particolari, il latte d’asina è un buonissimo sostituto. Dopo i sei mesi, in corrispondenza con lo svezzamento, via libera al latte d’asina come qualsiasi altro alimento, soprattutto per i soggetti che non tollerano le proteine di quello vaccino o quello formulato. Ma è bene ricordare la valenza del latte d’asina sui soggetti cardiopatici, perché protegge le membrane e pulisce le arterie, e per gli anziani, grazie all’alto quantitativo di calcio”.
Ha un sapore sgradevole?
“No, affatto. Al contrario di quanto ci si possa aspettare il latte d’asina, grazie all’assenza di grassi insaturi, è bianco, profumato e molto dolce. Difficile che non piaccia ad un bambino. Purtroppo ci sono aziende che stanno cavalcando l’onda e vendono latte d’asina giallognolo e maleodorante. Di fronte a queste caratteristiche, non bisogna fidarsi”.
Viste le proprietà nutrizionali, perché i pediatri ai genitori non lo consigliano?
“Perché consigliano ciò che conoscono in base alla loro esperienza. Nell’azienda mi occupo anche della formazione e della comunicazione scientifica ai professionisti, affinché abbiano conoscenze mediche sul Biomilkey, che è appunto il nostro latte d’asina liofilizzato pastorizzato. C’è da dire, comunque, che l’attenzione sta crescendo”.
Resta il problema del prezzo: una confezione da un etto di quello liofilizzato costa 33 euro. Per quali motivi?
“Innanzitutto l’asino è un animale in via d’estinzione. La femmina in media produce quattro litri di latte al giorno ma tramite la mungitura ne riusciamo ad ottenere al massimo un litro perché si comporta come la donna: solo se il suo puledrino succhia, produce. Se togliessimo il puledrino e continuassimo a mungere, l’asina andrebbe in asciutta dopo poco. E va aggiunto che dopo sei mesi dal parto, l’asina lo svezza. La sua produttività, dunque, dura solo sei mesi. Un periodo durante il quale non possiamo nemmeno prelevare troppo latte: se non manteniamo un equilibrio e non rispettiamo l’animale, la qualità del prodotto peggiora. Inoltre, l’asina ha una gestazione di dodici mesi. Per rientrare nel ciclo produttivo del latte, insomma, ne passa parecchio di tempo”.
Prezzo giustificato, insomma. Ma per preparare un biberon classico da 250 ml, quanta polvere serve?
“Undici grammi in cento millilitri d’acqua”.
Il fabbisogno c’è?
“Sì, ed è più alto dell’offerta. Ma noi teniamo molto alla qualità. Siamo un’azienda a ciclo chiuso sia nella produzione che nella trasformazione, non ci sono lavorazioni da parte di terzi. Siamo certificati bio dal 1997 e abbiamo un impianto di liofilizzazione interno. Ma spediamo solo quello liofilizzato, in vent’anni non abbiamo mai inviato a casa di nessuno un litro di latte fresco, perché se ci affidassimo ai corrieri sfuggirebbe al nostro controllo”.
Come vi siete ritagliati la vostra posizione sul mercato?
“Costruendo tutto da zero, dalla muungitrice alla normativa, che mancava. Abbiamo ripescato un regio decreto del 1927 che regolamentava proprio la vendita del latte d’asina. Siamo partiti dalla citazione di Emerson, naturalista americano, secondo il quale non bisogna seguire sentieri già tracciati ma andare dove non c’è nessun sentiero e lì lasciare una traccia”.
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Montebaducco è anche un agriturismo situato all’interno dell’allevamento: le famiglie possono andare liberamente in visita nel weekend e toccare con mano il lavoro svolto. Per info cliccare qui
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Commenti:
Grazie. Mi avete illuminato!!
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