Da mamma di cinque figli (dai 20 mesi ai 19 anni d’età), ma anche da consulente dell’allattamento, Tiziana Catanzani è più che convinta che la maternità, e con essa l’allattamento, non sia certo una questione di privilegi. Piuttosto, di diritti. Autrice del libro “Lavoro e allatto” (Bonomi editore)
che presenterà sabato 8 novembre alle 20 al Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza (via Medaglie D’Oro, 51) durante uno degli incontri del Gaaf, Tiziana lancia un invito alle mamme. Quello di mostrarsi propositive con i datori di lavoro. A partire dal periodo della gravidanza.
Non è tutta colpa delle aziende, poco sensibili e poco comprensive?
“No, il datore di lavoro non è sempre brutto e cattivo. A volte è un problema di scarsa conoscenza, di poca cultura. Certe cose, semplicemente, non si sanno. Non si pensa, per esempio, al fatto che allestire una stanza perché le mamme possano tirarsi il latte dà lustro a un’impresa. Ed è un’operazione facilissima”.
Avanti, quindi, le mamme?
“Certo. I cambiamenti richiedono sempre uno sforzo da parte di tutti. In questo senso le mamme devono farsi valere, chiedere e suggerire”.
Non ci sono tante paure, in merito?
“Eccome. Una delle domande più ricorrenti delle mamme che incontro riguarda proprio il rientro al lavoro. Le donne sono spaventate dall’idea di non riuscire più ad allattare. Ecco perché nel libro do una serie di suggerimenti pratici, a seconda delle varie situazioni lavorative. Dipendenti, libere professioniste: le mamme possono portare avanti l’allattamento in ogni caso”.
Si deve? O di può?
“Si può. Non c’è nessuna imposizione. Non si deve negare che allattare è un impegno in più, che è giusto assumersi se lo si sceglie. L’importante, d’altro canto, è fare capire alle mamme che se lo vogliono proseguire, devono avere l’opportunità di farlo. Non devono essere costrette ad abbandonarlo perché qualcun altro non le capisce e non le agevola”.
Il sito e blog di Tiziana Catanzani è qui.
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