Francesca, la gravidanza, l’eroina: “Non è necessario vivere nelle case popolari per drogarsi”

Francesca (nome di fantasia), sfoglia l'album fotografico dei primi mesi di sua figlia, affidata ai servizi sociali subito dopo il parto
Francesca (nome di fantasia), sfoglia l’album fotografico dei primi mesi di sua figlia, affidata ai servizi sociali subito dopo il parto

Ha resistito fino al sesto mese di gravidanza, poi ha ripreso a fumare eroina. E poco dopo il parto, nella stanza d’ospedale, si è trovata davanti l’assistente sociale che le diceva che la bimba no, non gliel’avrebbero lasciata. Francesca (nome di fantasia) ha 31 anni. Dal 2 gennaio scorso è ospite di Luna Stellata, la comunità di Piacenza che accoglie donne tossicodipendenti con figli e alla quale Romagna Mamma, questa settimana, dedica uno speciale. Francesca è di Modena e mentre racconta la sua storia sfoglia l’album con le fotografie della piccola, nove mesi. Un album che le ha preparato la famiglia che ha preso in affido la bambina subito dopo la nascita, fino al momento in cui le è stata restituita, all’inizio di marzo: c’è l’immagine della prima pappa, c’è quella del primo bagnetto. Ci sono anche i contorni delle manine disegnati con il pennarello a immortalare momenti che Francesca non ha vissuto in prima persona. Ora che sua figlia è con lei in comunità prova a viverli attraverso le foto. Ma sa che non torneranno.

Francesca ha anche una bambina di cinque anni avuta da una precedente relazione: “Con suo padre un tira e molla di dieci anni costellato di violenze. Fino a che ho detto basta e ho incontrato il mio attuale compagno, anche lui fumatore di eroina”. Quando resta incinta Francesca prova a non cedere alla tentazione, a “tenersi pulita”. Durante i primi mesi di gestazione va anche all’estero a farsi aiutare ma quando smette di spostarsi perché il pancione è sempre più grande, ci ricasca: “Ho partorito con il cesareo tre settimane prima del termine. Nelle urine hanno trovato l’eroina e così mi hanno portato via la bambina. Se solo non avessi fumato negli ultimi cinque giorni, gli esami sarebbero stati negativi e probabilmente sarei tornata a casa con lei”.

francesca luna stellata
La bimba di Francesca, nove mesi. Tolta alla madre alla nascita, le è stata riaffidata all’inizio di marzo e vive con lei a Luna Stellata

Ma fumare pare l’unica strada quando sei costretto a “sopperire a mancanze e sofferenze”. Quelle di un’infanzia vissuta nell’agio con una famiglia benestante, il padre imprenditore e la madre laureata e insegnante. Ma che lo stesso ti può fare del male: “A livello materiale ho avuto tutto, mi sono sempre potuta comprare ciò che volevo. Ma non bastava. Non è necessario vivere nelle case popolari per iniziare a drogarsi. A me è mancato l’amore: nessuno, a casa, mi ha mai detto ‘ti voglio bene’“. Oggi il papà di Francesca verrà a farle visita a Luna Stellata. Il suo compagno, invece, riesce a incontrarlo solo un paio di volte al mese. La bimba più grande, affidata per il momento alla nonna materna, non la vede invece da prima di Natale: “Starà soffrendo tanto, almeno me lo immagino. Il prossimo anno inizierà la scuola elementare e spero di essere fuori da qui per seguirla, per fare i compiti con lei”.

E mentre prosegue la terapia con il metadone per non sentire la mancanza dell’eroina, che ammette di aver solo fumato per la paura di bucarsi, Francesca racconta di sentirsi una buona madre: “Quando sono entrata qui ero già pulita da mesi, stavo bene. E non sento mai il bisogno di lasciare la bambina a qualcuno perché vado in crisi, ce la faccio da sola. Da fuori si pensa alle mamme tossicodipendenti come incapaci. Ma io quel pregiudizio lo voglio calciare via: se riesco a rimanere qui, con mia figlia, lontana dal mio compagno e dall’altra mia bambina, significa che sono addirittura più forte di tante altre mamme”.

I biberon della bimba di Francesca nella stanza che madre e figlia condividono a Luna Stellata, Piacenza
I biberon della bimba di Francesca nella stanza che madre e figlia condividono a Luna Stellata, Piacenza

L’obiettivo, per adesso, è solo uno: “Tornare a condurre una vita normale. Andare al lavoro nell’azienda di mio padre, portare le bambine a scuola e all’asilo. Mia madre tante volte mi ha dato della drogata con disprezzo, perché un genitore fa fatica ad accettare di mettersi in discussione, di riguardare i propri sbagli, magari ammettendoli. Da figli ci si sente soli, molto soli. Io spero di essere presto fuori da qui. E di rimettere a posto la mia, di famiglia“.

 

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Commenti:

  1. Grande umanità e comprensione per le persone, per le donne, per le mamme che cercano di riprendersi la vita superando la droga.
    Ma il recupero personale non deve e non può passare attraverso la genitorialita’.
    I bambini hanno diritto ad avere una vita fatta di possibilità dal primo giorno di vita. Non possono e non debbono seguire i pur comprensibili errori dei genitori. Mi spiace ma tra una donna e un bambino va tutelato prima il bambino. Altrimenti tra vent’anni analoga intervista verrà rilasciata dalla bambina.

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