“Un’occasione persa”. Il maestro e giornalista Alex Corlazzoli non ha dubbi: la Buona Scuola non è non sarà la rivoluzionaria riforma che molti speravano. Nel suo nuovissimo libro “La cattiva scuola. Un’inchiesta senzi peli sulla lingua” (Jaca Book) passa in rassegna i grandi vuoti del piano di provvedimenti varati dal Governo Renzi dopo la consultazione on-line dei mesi scorsi.
Alex, chi e cosa manca all’appello?
“Il tema della scuola media, che è il vero anello debole della catena; e poi gli alunni stranieri, l’integrazione dei diversamente abili, il digitale. I punti centrali non sono stati toccati. In vent’anni non si è riusciti a fare una riforma della scuola all’altezza. Adesso non si poteva certo recuperare il tempo perduto con un’operazione così veloce”.
Qual è il suo parere sulla consultazione pubblica lanciata l’anno scorso tra metà settembre e metà novembre?
“I questionari compilati sono stati 207mila. Si può discutere se siano tanti o pochi. Io dico pochi, visto che in Italia abbiamo 721mila insegnanti e 2 milioni di studenti solo alle superiori. Avevo chiesto al Miur di inviare il questionario direttamente alle caselle mail istituzionali dei docenti: non sarebbe stato tutto più diretto e semplice? Invece no, il governo si è lavato la coscienza dicendo di averci consultati. Uno specchietto per le allodole, davvero”.
Non salva davvero nulla della Buona Scuola?
“Salvo la stabilizzazione di 100mila insegnanti, lasciamo perdere che avvenga in tre fasi molto confuse. Salvo la valutazione dei dirigenti scolastici. Salvo gli investimenti, anche se bassi, sul tema della digitalizzazione. Salvo l’alternanza scuola-lavoro. Dico però che se Renzi non avesse avuto tutta questa fretta, forse avremmo avuto in Italia una discussione più serena e costruttiva sul da farsi”.
Nel libro affronta, poi, la piaga dell’edilizia scolastica. Anche a Bologna, alla scuola media “Besta”, il 9 gennaio dello scorso anno due studenti sono rimasti feriti per la caduta di una struttura in legno che reggeva una plafoniera. Un problema traversale all’Italia?
“Sì, assolutamente. Il punto vero è che pochi capiscono quanto faccia la differenza lavorare in un’aula bella e colorata, con un giardino davanti e il parquet per terra, invece che fare educazione fisica nell’atrio o pranzare sui banchi. Ma anche a questo governo è mancata l’anagrafe dell’edilizia scolastica, che ci servirebbe per capire lo stato dell’arte e per indirizzare i soldi”.
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