Prima di definirla una provincia chiusa, il responsabile dell’Area Minori dell’Asp Samuele Bosi vuole verificare un paio di cose. In tema di affidamento familiare, infatti, la relazione del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza assegna a Ravenna l’ultimo posto in Romagna. Se non fosse per Ferrara e Bologna, dove il ricorso all’affido è ancor meno frequente (1,3 e 1,4 per mille), Ravenna (con l’1,5 per mille) sarebbe infatti in fondo alla classifica dell’intera Emilia-Romagna. L’affidamento familiare – che si basa sulla temporaneità dell’accoglienza del minore e sul mantenimento dei rapporti con i genitori in previsione del rientro – è prassi comune a Piacenza e Reggio Emilia ma non qui.
Motivo per cui l’Asp di Ravenna, Cervia e Russi lancerà a fine mese una campagna di sensibilizzazione capillare che coinvolgerà anche le scuole, le parrocchie, le associazioni di volontariato e più in generale le realtà dalle quali passano le famiglie: “La legge – spiega Bosi – dice che nell’affido hanno precedenza le persone che hanno già figli minori. Ecco perché vogliamo cercare di intercettarle. Non siamo infatti in grado di sapere se, per esempio rispetto a Forlì dove l’affido è più diffuso, qui da noi non c’è abbastanza informazione oppure il problema è che le persone hanno remore e paure”.
Eppure di affido ce n’è bisogno: “Le situazioni familiari da cui provengono i bambini sono le più disparate: si va dalla tossicodipendenza all’alcolismo, passando per gravi forme di trascuratezza o problemi di tipo culturale. La fascia di età alla quale siamo chiamati a dare una risposta va in media dai tre ai quindici anni”. Fatica meno a prendere piede, invece, quello che viene chiamato “sostegno”: una forma di aiuto limitato nella settimana a qualche giorno o qualche ora, sempre sotto la supervisione dei servizi sociali.
Ma cosa non sanno, le famiglie, rispetto all’affido? “Spesso lo si confonde con l’adozione. L’affido, stando alla legge, dura due anni, rinnovabili al massimo per altri due in casi eccezionali. Alle famiglie che accedono, e che prima di iniziare questa esperienza seguono un corso di formazione di 10 ore, noi riconosciamo una buona indennità economica: il bambino in affido, infatti, non deve gravare finanziariamente sulle spalle dei genitori affidatari”. La quota fissa è di 516 euro al mese, ai quali va aggiunta la copertura per le spese straordinarie. Altra informazione che spesso sfugge, l’affido si rivolge anche alle persone single.
Gli ultimi dati, riferiti al 31 dicembre 2013, parlano di 89 minori in affido a Ravenna (di cui 10 a tempo parziale), 107 nella provincia di Forlì-Cesena (9 a tempo parziale) e 109 a Rimini (15 a tempo parziale). Numeri ancora piccoli, sui quali preme intervenire: “Solo una volta lanciata la campagna – conclude Bosi – saremo davvero in grado di capire dove sta il problema della poca richiesta. Ci sono tanti minori che hanno bisogno di una famiglia. La situazione è complessa. A Ravenna stiamo cercando di gestirla al meglio: qualche famiglia, per esempio, è stata scelta per tamponare l’emergenza nel caso un minore debba essere allontanato all’improvviso dal contesto d’origine”.
Qui il video per promuovere l’affido realizzato dalla Panebarco & C.
Prendi un bambino per mano from Panebarco & C. on Vimeo.
In questo articolo ci sono 3 commenti
Commenti:
Non è chiarissimo dall’articolo se i dati sono comunali o provinciali, dato che sono raffrontati con altre province, ma comunque son sempre numeri bassini. Il tema è davvero importante e occorre sicuramente una campagna di sensibilizzazione forte. La cosa che meno mi piace è che sia così sottolineato il “buon” sostegno economico: in questa fase di crisi e difficoltà per tante persone, l’ultima cosa che dovremmo fare è attirare persone che potrebbero avere motivazioni diverse dal “bene dei bambini in affido”. Anche se è difficile, mi rendo conto, le famiglie vanno avvicinate sulla spinta del bisogno che esiste ed è forte, della giustezza di questo progetto, del bene che porta anche alle famiglie affidatarie. Poi le famiglie interessate vanno informate anche dei loro diritti, compresi i rimborsi. Ma secondo me solo quando si dimostrano interessati e con le corrette motivazioni.
io sarei interessata, dove si può frequentare il corso di cui si parla nell’articolo?
Ciao Luisa, devi informarti al Centro per le Famiglie di Ravenna (0544.471497)
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