Michela Marzano spiega una volta per tutte il “gender”: “I vostri bambini non sono in pericolo”

Michela Marzano
Michela Marzano

“Questione gender”, “ideologia gender”, “bufala gender”. Nel bel mezzo del caos, la filosofa Michela Marzano ha deciso di fermarsi un secondo. Abbassando i toni e spiegando a genitori e insegnanti dove sta l’equivoco. Esce oggi in libreria, per Utet, il libro “Papà, mamma e gender” nel quale viene messo in chiaro come i nostri figli non siano in pericolo, non vengano manipolati tra i banchi di scuola a suon di corsi sull’autoerotismo, non vengano spinti a scegliere un orientamento sessuale piuttosto che un altro. Anche e soprattutto perché l’orientamento sessuale non si decide a tavolino o sotto la pressione di qualcuno. La Marzano sarà venerdì 23 ottobre alle 21 al Cinema Teatro Astra di Misano Adriatico per l’incontro “Le trappole del cuore e le dinamiche di potere nei rapporti affettivi”, nell’ambito della rassegna “Il potere”.
Michela, la parola “gender” è ormai ovunque. Ma che cosa significa, davvero?
“Gender non significa altro che genere, ovvero il fatto di nascere maschi o femmine. Il problema è che chi tira in ballo il gender, intende altro. E in particolare l’idea che i bambini vengano spinti a praticare attività sessuale, a travestirsi, a diventare omosessuali. Le parole contano. E bisogna sempre spiegare la differenza tra l’identità di genere, che è il fatto di sentirsi davvero maschi o femmine come siamo geneticamente nati, e gli stereotipi di genere, cioè i canoni ai quali la società ci spinge a uniformarci proprio in virtù del fatto che siamo maschi o femmine. Infine c’è l’orientamento sessuale, che è il fatto che ci piacciono le persone del nostro sesso o di quello opposto”.
Dove sta l’inganno?
“L’inganno è su più fronti. Innanzitutto, con gender si intende tutto e il contrario di tutto. Poi, si continua a credere che parlare ai bambini di uguaglianza e discriminazioni significhi spingerli a diventare omosessuali o a scegliere il proprio sesso. Si dimentica un concetto semplice: nasciamo tutti con un corpo, nel quale qualcuno capita che si senta prigioniero. Nel libro riporto l’esempio di Luxuria, che racconta come sia nata trans, perché fin da piccola, in quel corpo maschile, si sentiva in gabbia. Allo stesso tempo non si vuole certo spingere i più piccoli alla masturbazione precoce: se così fosse, sarei la prima a essere in allarme”.
Spieghiamolo allora una volta per tutte: che cos’è l’educazione alle differenze?
“Un’educazione nella quale si cerca di spiegare ai bambini che il valore di ognuno di noi è lo stesso a prescindere dalle diversità. Sono temi su cui lavoro da tempo. Ma non avrei mai pensato che ci sarebbe stata l’urgenza di precisarlo. Le posizioni si sono irrigidite all’inverosimile, bisogna riaprire il dialogo: solo parlando è possibile superare il muro contro muro”.
Dove si rischia di arrivare?
“La mia preoccupazione è che quella in cui viviamo possa non essere una società inclusiva: in questo caso, a farne le spese sarebbero sempre i più fragili, i più esclusi. Nel libro riparto da zero, raccontando l’uguaglianza, la parità dei diritti. Siamo in un mondo nel quale se sei una ragazza hai meno possibilità rispetto ai ragazzi: è solo un esempio per dire che non stiamo parlando necessariamente di difendere i diritti delle persone omosessuali. Siamo tutti sullo stesso piano, non c’è qualcuno di superiore e qualcuno di inferiore”.
papàIn molte scuole i genitori vengono spinti a firmare i moduli contro l’insegnamento delle “teorie gender”. Che cosa sta accadendo?
“Si è innescato un meccanismo assurdo che ho cercato di decostruire. Nel libro ho trascritto i testi di due video utilizzati dai Giuristi per la Vita e da Manif pour Tous che cercano di sostenere come i nostri figli siano manipolati. Frase per frase, cerco di spiegare l’alto punto di vista. Spero davvero che possa servire agli insegnanti e ai genitori per rendersi conto del grande equivoco e superare le inutili paure di cui sono stati fatti oggetto. Le famiglie sono andate nel pallone, è giusto ricominciare da un’informazione corretta”.
La Diocesi di Padova ha preso una posizione netta, dicendo stop alla “bufala” del gender. Un segnale positivo secondo lei?
“Sì, un episodio che mi ha fatto tornare la speranza. L’altro segnale è arrivato dal Papa, quando ha inviato a Francesca Pardi, mamma lesbica, una lettera di accoglienza rispetto alle famiglie in senso lato. Qualcosa, forse, può davvero cambiare”.

Michela Marzano aveva anticipato i contenuti del suo libro nella trasmissione “di Martedì”

In questo articolo ci sono 7 commenti

Commenti:

  1. Questa bufala mediatica, chiamiamola così, mi turba e mi confonde.

    Da un lato sono tranquilla perché è corretto che il personale insegnante e ausiliario sia formato ed informato a dovere sull’argomento. Per correggere alcune linee di pensiero, per dare un supporto nel riconoscere alcuni atteggiamenti sia di espressione che di offesa, per trovare le parole giuste nel rispondere a quesiti dei bimbi-ragazzi-genitori.

    Dall’altro ho timore invece del fatto che personale propriamente non qualificato e non controllato possa confondere gli alunni soprattutto su questioni così delicate. L’età per certi discorsi è relativa, una prima spiegazione deve partire dai genitori. Eventuali domande a scuola devono essere trattate con i guanti. Men che mai parlare di autoerotismo od altro.

    Nessuno è diverso, siamo tutti uguali. Educazione civica non basta? Dove si spiega la pari opportunità, il rispetto delle persone e delle cose, la libertà.

    E’ sempre e solo questione di educazione.

    Una donna in quanto donna non deve essere svilita o svantaggiata e così ogni categoria di genere. Ricordo sempre che il nostro è genere umano, quindi ogni ulteriore discussione mi sembra superflua.

    Formazione agli adulti per correzione ed ampliamento degli orizzonti.

    Ai ragazzi tanta lettura, yoga, meditazione e cultura.

    1. Angela sono perfettamente d’accordo con te ! Grazie per aver spiegato con pacatezza e chiarezza lopionone di milioni di Italiani. . Concordo anche su yoga e meditazione , solo quello basterebbe a rendere i bambini più socievoli ed empatici con il mondo che li circonda

      1. i bambini e le bambine non sono contenitori da riempire con le belle cose che piacciono agli adulti. A partire da questo trovo essenziale per il rispetto universale che ognuno ed ognuna possa scegliere di essere ciò che desidera, e a questo sia educato/a in contesti di comunità in cui tutti/e si sa di non sapere abbastanza

  2. Egr. Marzano M.
    accolgo benevolo il suo tentativo di tranquillizzare le famiglie a proposito del “Gender”, Le chiedo di comunicare ai mezzi di informazione e pubblicazione via web in maniera, chiara ed obiettiva i soggetti che hanno dato vita alla teoria, chi attualmente la sostiene con forza e quali sono i loro scopi da raggiungere. Solo a quel punto si potrà fare un bilancio che porti ad una serenità per l’individuo.
    Saluti

    1. Io credo che non ci sia bisogno di fare un’educazione specifica sul gender, mi sembrerebbe opportuno abituare i bambini al rispetto di tutti, alla comprensione e all’ empatia Non capisco tutto questo can can, ogni persona ha il.diritto di essere come si sente e questo non interferisce con la vita degli altri. I bambini sono.come nascono, parlare di omosessualità non fa venire bambini omosessuali, altrimenti coloro che hanno avuto un’ educazione tradizionale non.potrebbero essere omosessuali. Penso che per educare bene si debba puntare sul rispetto di tutti e questo lo possono.fate ogni.giorno, in ogni.momento e quando capiterà di affrontare l”argomento non sarà difficile .

  3. Michela Marzano è professoressa di filosofia a Parigi. E’ anche deputata del Partito Democratico. Con questo abbiamo accertato che non ha problemi economici.Mi piacerebbe ( e non solo a me evidentemente)che “i politici” lasciassero gli altri incarichi professionali, in quanto ritengo che l’impegno politico debba essere sostenuto a tempo pieno, visto che la sua paga è fornita con i nostri soldi.Vorrei comunque sapere se esiste un Ordine Professionale dei ” Filosofi ” a cui potersi iscrivere, oppure se possiamo considerare ” filosofi” tutti i professori di filosofia di questo mondo, o anche tutti quelli che si interessano di filosofia, o anche tutti quelli che si definiscono tali. Grazie alla “filosofa”, per aver espresso le sue opinioni di psicologia infantile, di pedagogia comportamentale, forse anche di genetica o neuropsichiatria infantile dato che non è nè psicologa, nè biologa, nè medico, nè psichiatra, ma certamente ideologa di professione.
    Grazie, no.

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