Il ministero della Salute ha appena pubblicato sul proprio sito le nuove linee guida per lo svezzamento (o divezzamento) elaborate da un tavolo tecnico di esperti che ha lavorato per quasi due anni. Si sta parlando dunque di un passaggio molto delicato, quello da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione semi-solida e poi solida, caratterizzata dalla progressiva introduzione dei cosiddetti “alimenti complementari”, cioè alimenti diversi dal latte.
Innanzitutto si specifica che “non esiste un momento preciso e uguale per tutti i lattanti in cui iniziare il divezzamento“. Le società scientifiche e l’Organizzazione mondiale della sanità concordano nel consigliare l’allattamento al seno esclusivo nei primi 6 mesi di vita: “Laddove non sia possibile attendere i 6 mesi – specifica il ministero – il divezzamento non dovrebbe avvenire prima della 17esima settimana e comunque non oltre la 26esima”.
Una volta passati al periodo di svezzamento, il consiglio è quello di continuare di allattare al seno. I benefici per il bambino sono: un ruolo protettivo contro le infezioni gastrointestinali e respiratorie e la morte in culla (Sids), la riduzione dell’incidenza di alcuni tumori pediatrici (in particolare linfomi e leucemie), la riduzione del rischio futuro di obesità, di diabete tipo 2, di malattie cardiovascolari. Per la madre: la riduzione del rischio di cancro al seno e all’ovaio e del diabete mellito di tipo 2; una maggiore capacità in età senile di far fronte all’osteoporosi e alle sue complicanze perché l’apparato scheletrico si è “abituato” al rilascio di calcio durante il periodo dell’allattamento; un’opportunità per ritornare più velocemente al peso precedente alla gravidanza, considerando la spesa energetica necessaria per la produzione di latte
A quel punto si possono introdurre altri cibi, a cominciare da frutta e pappine, ma “senza forzare il bambino, consentendogli di toccare cibo nel piatto e mangiare con le mani” e “alternando cibi diversi per colore, sapore e consistenza. Il cibo inizialmente non accettato va però riproposto con pazienza in giornate successive, eventualmente preparato in modo diverso“. In linea generale, il lattante a sei mesi è pronto a ricevere cibi solidi. Infatti, intorno a questa età “la maturazione intestinale si completa e lo sviluppo neurologico consente di afferrare, masticare e deglutire in maniera efficace. Non esistono modalità e menù definiti per iniziare il divezzamento”.
Compiuto l’anno di vita il bambino può mangiare quasi tutto, purché il cibo sua “in forma e consistenza facili da masticare e da deglutire e preparato senza sale e zucchero“. Tuttavia, “non può essere considerato un piccolo adulto ma ha esigenze nutrizionali specifiche che il pediatra condividerà con i genitori“. Quindi, ad esempio, si raccomanda di moderare il consumo di alimenti e bevande con zuccheri aggiunti. Mentre il latte vaccino non dovrebbe superare i 200-400 ml al giorno, per evitare un’eccessiva assunzione di proteine.
Gli esperti del ministero sottolineano che per i più piccoli l’alimentazione dovrebbe essere formata il 50% dai carboidrati, per il 40% dai grassi (preferibilmente derivanti da pesce azzurro, trota o salmone, di cui se ne consigliano 2-3 porzioni a settimana) e solo per circa il 10% dalle proteine.
Qui il link al documento ufficiale del ministero.
In questo articolo ci sono 0 commenti
Commenta