Il papà di Ester dopo l’archiviazione del caso: “Nostra figlia è morta una seconda volta”

“Ci sentiamo come se Ester fosse morta una seconda volta”. Il caso di Ester Villa, la bimba di dieci mesi morta per una meningite batterica il 20 febbraio del 2013 all’ospedale “Bufalini” di Cesena, per il Tribunale di Ravenna è chiuso. L’ufficio del Giudice per le indagini preliminari, come avevamo raccontato nei giorni scorsi, ha infatti respinto la seconda opposizione presentata nel luglio dello scorso anno dai genitori, chiedendo l’archiviazione.

ospedale-e1384159219998
Ester Villa è morta il 20 febbraio 2013 all’ospedale “Bufalini” di Cesena, all’età di dieci mesi. Il primo accesso al pronto soccorso del “Santa Maria delle Croci” risale al 16 febbraio, quando le venne diagnosticata una semplice sindrome influenzale

Una notizia arrivata come una “coltellata alla schiena” a casa di Stefano Villa e della compagna Maria Filannino, genitori anche di Diana (sette anni) ed Emilio (quasi un anno e mezzo) e fautori di una battaglia legale silenziosa quanto intensa per chiedere “giustizia per Ester”. Una battaglia che Romagna Mamma aveva documentato nel marzo del 2015 raccontando come, per la famiglia, l’unico obiettivo non fosse quello della “vendetta” ma dell’utilità sociale e pubblica “per evitare che possa accadere ancora”. La bambina, infatti, secondo la mamma e il papà al primo accesso al pronto soccorso del “Santa Maria delle Croci”, quattro giorni prima del decesso, era stata dimessa – senza esami di laboratorio e senza un’osservazione di 24 ore – con una diagnosi di sindrome influenzale nonostante la febbre altissima (40) e nonostante il giorno precedente fosse caduta in casa in maniera anomala, sbattendo la testa. La visita durò quattro minuti in tutto.

In questi anni il fulcro delle rivendicazioni dei genitori di Ester è stato sempre lo stesso: i medici hanno tenuto il comportamento corretto davanti al caso di Ester? Domanda alla quale nessuno, durante le indagini né tantomeno ora, ha secondo Stefano Villa risposto: “Era possibile – si chiede il papà – accorgersi già dal primo accesso al pronto soccorso che fosse in atto una infezione batterica grave sfociata in meningite? Sono state seguite le corrette linee guida nel trattare nostra figlia? Non è dato saperlo e noi  non possiamo assolutamente condividere le motivazioni riportate nell’ordinanza di archiviazione. Motivazioni che prima di tutto hanno un difetto di forma, non prendendo in considerazione qual è la domanda centrale di tutta questa terribile storia, e poi hanno un vizio di merito, visto che apportano spiegazioni scientifiche sorpassate. Come il fatto, per esempio, che la febbre alta possa non essere considerata un sintomo di infezione o un fattore di rischio della meningite, che invece andava esclusa alla prima valutazione di nostra figlia”.

Secondo la famiglia, l’approccio investigativo non è stato condivisibile fin dall’inizio: “Dopo la prima richiesta di archiviazione e la successiva riapertura delle indagini, la seconda consulenza è stata affidata, in assenza di fatti nuovi, allo stesso medico che aveva svolto la prima e che aveva portato la Procura a richiedere l’archiviazione, anche se affiancato da un infettivologo, suo collega all’Università di Ferrara. Come avrebbe potuto, un professionista medico legale, rivalutare diversamente gli stessi fatti e le stesse carte?”.

tribunale sentenza giustizia
Dopo più di un anno di attesa, la seconda opposizione presentata dai genitori di Ester è stata ritenuta inammissibile dal Tribunale di Ravenna: l’ufficio del Gip ha chiesto l’archiviazione del caso

Senza contare il fatto che, in nessuna delle due consulenze è stato coinvolto un pediatra, magari da fuori regione: “Per noi è evidente che le figure del professionista in medicina legale e delle assicurazioni o lo specialista in infettivologia non possano e non debbano essere ritenute, da sole, sufficienti a valutare il comportamento medico relativo a una paziente di soli dieci mesi. D’altronde il pronto soccorso, al primo accesso, richiese una visita specialistica pediatrica, non mandò nostra figlia in Infettivologia. La mancata nomina del consulente pediatrico, l’unico idoneo al caso da trattare, ha condotto il Tribunale ad una completamente erronea valutazione”.

Quello che tiene a ribadire il papà di Ester è che i segni di meningismo, nei bambini sotto i due anni, possono non apparire o essere molto sfumati rispetto a soggetti più adulti: “Non lo dico io, lo dice la letteratura scientifica, come per esempio un articolo pubblicato dalla Società italiana di pediatria e le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence del 2010La presenza di ipotonia, torpore, pianto inconsolabile, difficoltà ad alimentarsi e pallore in un bambino sotto i due anni di età devono indurre il sospetto di meningite. Solo il 50% dei neonati con meningite presenta febbre e solo nel 30% dei casi è apprezzabile una fontanella bombata, come riporta tra l’altro l’American Academy of Pediatrics (Red Book 2012)”.

Davanti a una bambina nelle condizioni in cui era Ester la mattina di sabato 16 febbraio, insomma, bisognava secondo il papà e la mamma andare più a fondo: “Vedere condannato il pediatra che l’ha visitata non ci avrebbe di certo alleggeriti, ma forse avremmo fatto un favore alla comunità e ai genitori. Non abbiamo sentito la vicinanza della procura di Ravenna nei confronti di nostra figlia e di noi come famiglia e la sensazione è amplificata dal fatto che è stata disposta l’archiviazione senza fissare un’udienza per sentire le parti: non ci è stata data la possibilità si spiegare alle autorità le nostre ragioni, a noi che non siamo criminali ma parte lesa. Mi piacerebbe chiedere a tutti i cittadini di Ravenna ma non solo: ‘Se fosse capitato a voi quanto raccontiamo essere accaduto nelle prima visita in ospedale sabato 16 febbraio, accettereste che un Tribunale definisca solamente ‘con tratti di superficialità’ il comportamento di un medico che, di fronte ad una bambina di dieci mesi che ha sbattuto forte la testa e che ha 40 di febbre non effettui un prelievo del sangue, non una tac, non un periodo di osservazione breve e per giunta, come detto nell’ordinanza, manchi di rilevare i parametri vitali?”.

Difficile, per i genitori, darsi pace: “Prendendo per vero il nostro racconto esposto in querela, come fa il Tribunale ogni volta che argomenta a favore dei professionisti medici, Ester già il sabato con un grado di certezza molto alto (diciamo il 99%), aveva i sintomi di un’infezione batterica grave (altro che una metafisica influenza), visto che nel pomeriggio, pochi minuti dopo la visita, mostrava già difficoltà nell’alimentarsi, la sera stessa aveva la cosiddetta posizione a canna di fucile (l’infezione era già arrivata alla meningi) e la domenica presentava le petecchie. Il Tribunale, quindi, avrebbe dovuto necessariamente  ritenere che, il comportamento omissivo, non solo superficiale, del medico, fosse stato causa attiva del peggioramento del quadro clinico. Se si fosse intervenuti subito si sarebbe potuta contenere l’azione patogena del batterio responsabile del quadro clinico con relativo netto incremento delle chance di guarigione. Questa è evidentemente la dimostrazione che esiste un nesso causale tra il comportamento medico omissivo e il decesso della nostra amata figlia: sarebbe bastato un breve periodo di poche ore di osservazione più un economicissimo prelievo del sangue, come previsto dalle linee guida italiane, per arrivare ad una precoce diagnosi, l’inizio di una terapia antibiotica mirata e avere altissime probabilità di salvare Ester”.

ste
La home page del blog aperto da Stefano Villa “Il giardino di Ester”

La battaglia dei genitori continuerà ora, come già era nelle intenzioni del papà di Ester, sul blog aperto – guarda caso – pochissime settimane prima dell’ultima sentenza: “Il Giardino di Ester”, che come sottotitolo ha “Per quanto tempo è per sempre? Alle volte solo 10 bellissimi mesi”, servirà a diffondere molte delle conoscenze che Stefano, suo malgrado, ha accumulato sulla meningite e a mettere in guardia i genitori rispetto ai segnali e ai sintomi allarmanti. Restano, ovviamente, la rabbia e l’impotenza: “Nella consulenza medico-legale si parla di circa l’80% di possibilità di sopravvivenza, nel caso la meningite fosse stata diagnosticata a Ester con un giorno di anticipo. Questo passo non è stato citato nelle motivazioni dell’atto di archiviazione: come mai? Ho in mente l’immagine di mia figlia con una pistola con due proiettili puntata alla tempia: la mancata o non corretta diagnosi ha, di fatto, caricato gli altri otto”.

Nessuna intenzione di ricorrere al civile, ora, per i genitori: “Non abbiamo intenzione di ricorrere al Tribunale di Ravenna per far giudicare quello che è successo a Ester. Ci concentreremo sul blog, dove speriamo di far capire ai genitori come me e Maria che quando si porta un bambino con quaranta di febbre in ospedale certe omissioni mediche vanno prevenute. Metto a disposizione degli altri quello che ho dovuto capire sulla mia pelle. Spero di mettermi presto alle spalle l’ultima sentenza, che per il tenore delle argomentazioni è come affermare che la terra è piatta e il sole vi gira intorno. La meningite è una malattia terribile. Ma siamo ancora qui a chiederci: Ester si sarebbe potuta salvare? E invece, davanti a una storia come la nostra, il sistema della giustizia ci dice che non ci sono i requisiti per andare a processo. Che cosa abbiamo fatto di male per essere trattati così? Abbiamo perso una figlia, non abbiamo sollevato polveroni né polemiche, siamo rimasti nella nostra riservatezza a cercare un briciolo di giustizia, che comunque non sarà mai tale, visto che Ester non c’è più. Non ci avrebbe cambiato la vita vedere condannare un medico, avremo solo fatto un servizio agli altri. Ma combattere contro un muro di gomma non serve a nulla, siamo solo a caccia di un po’ di serenità per gli altri nostri due bambini”.

 

 

 

In questo articolo ci sono 0 commenti

Commenta

g