Nascere e non staccare il cordone: “Vi racconto il lotus birth di mio figlio”

Quando ha sentito parlare la prima volta di “lotus birth” Alessandra Martinelli, di Carpi, ha storto il naso: “Mi sembrava una cosa strana, bizzarra”. Ma quando quel termine è arrivato alle sue orecchie la seconda volta, la curiosità ha preso il sopravvento. Ha comprato il libro di Shivam Rachana “Lotus birth: il parto integrale. Nati con…la placenta!” ed è uscita dalla lettura illuminata, convinta di voler davvero fare nascere Cesare, che oggi ha tre anni, senza staccare il cordone ombelicale, conservandone quindi la placenta.
Alessandra, il lotus comincia a diffondersi ma non tutti gli ospedali accettano di praticarlo: perché?
“Da quando il parto è stato ospedalizzato, le strutture sono andate nella direzione opposta rispetto a quella che il lotus propone. Non a caso chi lo sceglie, come me, in genere partorisce in casa. Io ho optato per una casa di maternità di Bologna”.
Ora, però, anche qualche ospedale inizia ad accettarlo. Quali sono i principali benefici?
“Conservare il cordone e la placenta fa sì che il bambino non abbia il trauma della nascita: passare dall’ambiente uterino al mondo fuori diventa un passaggio più dolce. Recidendo il cordone, invece, si obbliga il neonato ad iniziare a respirare con i polmoni anche se ancora non è in grado di farlo pienamente. Cesare non ha pianto al momento della nascita e non l’ha fatto nemmeno per i due giorni successivi”.
Quanto tempo hanno impiegato il cordone e la placenta a seccarsi?
“Una settimana circa: è stato un po’ scomodo allattarlo, spostarlo da un posto all’altro. Ma è un impegno brevissimo, che viene in ogni caso ripagato”.
Per esempio?
“Non avrò mai la certezza assoluta che sia stato merito del lotus ma Cesare, pur non essendo vaccinato e andando al nido, anche nei periodi di picco influenzale, non è mai rimasto a casa. Quando la selezione era decimata, lui era al nido”.
E il vostro rapporto? Il lotus ha benefici anche di tipo relazionale?
“Anche qui, non posso avere certezze. Cesare, in ogni caso, è un bimbo sereno, tranquillo, che non ha mai fatto grossi capricci, che non ha mai avuto atteggiamenti aggressivi. Mi piace anche pensare che lui sia consapevole del fatto che, scegliendo il lotus, io abbia fatto qualcosa di buono per lui”.
Può fare impressione, ad una donna che sta per diventare mamma, l’idea di dover maneggiare la placenta per alcuni giorni?
“La placenta assomiglia a carne cruda, va gestita con un sacchetto di cotone e avvolta nel sale: è il luogo dove il bambino ha vissuto dentro la pancia, non eliminarla fa sì che continui a nutrirsi così. Non c’è nulla di strano, nulla di male. Anzi, lo consiglierei vivamente a tutte quelle che stanno per diventare mamme”.

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Commenti:

  1. Ciao, mi chiamo Silvia e sono anch’io mamma di un bimbo, Davide, nato in casa, a Castel Bolognese, con il lotus birth a settembre 2012. Volevo lasciare anch’io la mia testimonianza, che di fatto, poi, conferma quanto già detto da Alessandra: anche la mia avventura è nata con la lettura, quasi casuale (in tempi “non sospetti”, quando ancora non desideravo avere un figlio), del libro di Shivam Rachana; ho pensato che se mai avessi avuto un figlio, sarebbe nato così…e così è stato, in casa, assistita dalle ostetriche della casa maternità Il nido di Bologna. Il cordone si è staccato dopo 1 settimana esatta, è un po’ laborioso quando si deve cullare il bimbo, ma per una settimana si può fare… I pro? Davide è sempre stato un bimbo sorridente (ha sempre pianto pochissimo), ha dormito tutta la notte da subito (12 ore filate!!), non va al nido ma comunque frequenta altri bambini (es. al corso di acquaticità) ed è sempre stato bene, si è ammalato solo ad 11 mesi per una delle malattie infettive (preciso che non è vaccinato). E’ impossibile sapere se sia tutto merito del lotus o se sarebbe stato così anche senza, ma nell’incertezza…vale la pena provare!!

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