Lettera di Romagnamamma al prete dei femminicidi: “Un consiglio, vada in India a combattere gli stupri di gruppo”

Chissà che cosa direbbe il prete di Lerici, don Corsi, della situazione che si sta verificando in India. Difficile parlare con il prelato più chiacchierato delle ultime settimane, che ha definito i femminicidi ‘colpa anche delle donne che provocano con abiti succinti’. Ebbene, in India stanno andando in scena stupri di gruppo, ai danni di ragazzine o di giovani donne. Una ragazza di 23 anni vittima di uno stupro di gruppo su un autobus di New Delhi lo scorso 16 dicembre, è in gravissime condizioni per le infezioni scatenate e l’arresto cardiaco seguito allo stupro. Poco prima era toccato a una ragazzina di 17 anni stuprata dal branco e morta suicida.
In questi giorni sulle affermazioni di don Corsi, che ora si dice pentito ma non troppo, insomma non abbandonerà l’abito talare, si prenderà solo una pausa di riflessione, ne abbiamo sentite a palate. C’è chi lo difende dicendo che non incita alla violenza, che in fondo voleva solo dire che le donne se vestono in maniera succinta scatenano istinti animaleschi.
E no, don Corsi, scusi ma proprio non ce la posso fare a comprenderla. Le do un consiglio per trascorrere come si deve la sua pausa di riflessione. Glielo do a nome mio ma sono sicura che come me le la pensano centinaia di donne. Prenda un aereo don Corsi, vada a farsi un giro per le corsie degli ospedali in India, bussi alle porte delle donne violentate in branco, chieda loro come si erano vestite quando sono state stuprate. E se avevano abiti succinti, mi dica, don Corsi, cosa avrebbero fatto di tanto sconveniente da meritare una simile tortura? Sì, don Corsi, sono d’accordo con lei: si prenda una pausa di riflessione. Ma lunga, lunghissima. E la metta a frutto. Chissà che anche lei, alla fine di questo lungo percorso interiore, non capisca quello che noi abbiamo capito già da un pezzo: nulla, neanche un abito succinto, potrà mai giustificare una simile barbarie.