Vita da maestro: “Famiglie allergiche alle regole. Assegno i compiti ma non perché sono pazzo”

Dicembre, tempo di regali ma anche tempo di colloqui. Certo, colloqui, quelli che il personale docente della scuola primaria (la vecchia elementare per intenderci) fanno con  i genitori dei propri alunni.
Chi scrive è un maestro, merce rara, ovviamente precario (ma a quello ormai siamo tutti rassegnati) che per la prima volta nella propria carriera è riuscito a tornare nelle stesse classi, per grande gioia dei propri alunni. L’unico vantaggio dell’essere precario è che al 30 giugno tutto si resetta, e a settembre tu puoi tranquillamente cambiare classe e scuola, dipende dalle scelte di chi ti precede in graduatoria, ma questa è un’altra storia. Quello che interessa è che se proprio non ti sei trovato bene, puoi cambiare, mentre se sei di ruolo quella classe ti resta sul groppone per 5 anni, e se non ci stai bene diviene un lustro interminabile.
Dicevamo dei colloqui.
Per noi docenti sono una cartina di tornasole molto importante, si capisce chi si ha davanti, come la pensano le famiglie e cosa vorrebbero per i propri figli. In quei 10-15 minuti metti a fuoco la famiglia, la scruti, li lasci parlare e tu, povero diavolo, ad annuire e poi precisare. Perché la sensazione è proprio quella: del poveraccio mandato un po’ allo sbaraglio. Perché?
Un maestro è un po’ come un allenatore, ha 25 atleti da allenare e cerca di portare avanti tutto il gruppo. Io ho 25 figli, peccato che le mamme e i babbi vedano solo il proprio amato scarrafone. Quello che interessa un team di docenti (perché i colloqui si fanno insieme alle colleghe) è la classe in generale, mentre ai genitori importa solo del proprio figlio. Questo è il punto dello  “scontro”. Il generale contro il particolare. E per il loro particolare i genitori sono disposti a demolire chiunque e qualunque cosa, a partire dalla scuola e i docenti.
Il problema vero, oltre alle differenze di punti di vista, è soprattutto il seguente: le regole.
Quante volte sentiamo questa parolina magica? Tutti a riempirsi la bocca, ma poi all’atto pratico tutti a pronunciare e chiedere la deroga. Regola si mischia con deroga, non fanno rima, ma è quello che chiedono sempre molte mamme. E poi una marea di giustificazioni (ma di queste parleremo in un altro post!).
E di deroghe io non ne concedo a nessuno. Se ne concedessi anche solo una misera, la mia credibilità e la mia autorevolezza nei confronti dei loro figli verrebbe meno.
Questi concetti vengono esplicitati a settembre alla prima riunione e tutti si dichiarano entusiasti… ma alla prova dei fatti, questo non viene accettato. Comodità, ignoranza, pigrizia: le cause possono essere tante, ma alla fine è così. Molte famiglie sono allergiche alle regole, non sopportano che i loro figli vengano redarguiti su questo, e protestano senza pudore per questo. Un padre mi ha detto: “Ma cosa sarà mai se ogni tanto si alza e canta?”. E se gli altri 24 facessero la stessa cosa? Facciamo le prove dello Zecchino d’oro?
Oppure una mamma sconsolata: “Se mia figlia le chiede di uscire per andare in bagno, la deve mandare!”. E durante l’intervallo cosa facciamo leggiamo, secondo lei, la Divina Commedia? Magari chiedimi perché non l’ho mandata, magari scoprivi che aveva giocato durante l’intervallo fino alle 10:50 e se ne era scordata.
Le più belle sono quelle che si lamentano per i compiti, troppi e che richiedono molto tempo e una dose di attenzione alta. Ecco, alzo la mano: assegno i compiti. Ma non sono pazzo, solo che noi non facciamo il tempo pieno quindi i bambini sono a casa tutti i pomeriggi e le attività di consolidamento si fanno a domicilio.
Comprendo che sia più comodo farli giocare tutto il pomeriggio e poi alla sera guardare la tv, piuttosto che seguirli nei compiti e magari interrogarli, ma non è un problema mio. La scelta del tempo scuola è stata fatta da voi mamme, non da me maestro!
E tu ti ritrovi per 3-4 ore a ripetere sempre queste cose, regole, comportamenti, il gruppo, la convivenza all’interno della stesso. Alle 21 hai finito, la bidella ti maledice per averle fatto far tardi (ha ragione, perché poi le ore in più non gliele pagano), ti guardi con la tua collega sfinito e vi chiedete: “Ma di didattica, di programmi, di verifiche non abbiamo mica parlato!”. No, cara collega, non ne abbiamo parlato e manco ne discuteremo mai: troppo più importante chiedere deroghe e scorciatoie che non concederemo mai! L’importante è averle cantate ai maestri, esseri insensibili senza un briciolo di comprensione nei confronti del loro pargolo, poi se siamo alla divisione a due cifre o meno se ne parlerà più avanti (forse)!

Maestro Perboni

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