Continuiamo nel nostro breve viaggio verso il corretto atteggiamento che un genitore supporter dovrebbe tenere rispetto al suo nano combattente.
Non che ci sia un obbligatorietà in questo, ovviamente: Andre Agassi è diventato Andre Agassi perché suo padre lo costringeva a colpire mille diritti al giorno nel campo da allenamento che aveva costruito di fianco a casa. Ha vinto tanto, certo, ma nella sua autobiografia scrive che gli ci vogliono tre quarti d’ora di tempo per alzarsi da letto senza urlare dal dolore ogni mattina. Vivendo poi con la drammatica certezza che Pete Sampras si sia allenato la metà di lui e abbia vinto il doppio di lui.
Certo, quando avrò un figlio credo proprio che non lo farò allenare come Agassi, ma magari un paio di corsette gliele farò fare. E, ancora una volta, sono sicuro che mi verranno in aiuto le indicazioni sulla psicologia del genitore raccolte in Metodo Giovani 2, il supporto al training dei più piccoli sviluppato dal trio di preparatori Cicognani-Zauli-Orlandi e pubblicato nel 2012 da Stilgraf.
Ecco quindi un decolago delle responsabilità ideali dei genitori di piccoli atleti. Con a fianco alcuni case studies di tipici atteggiamenti materni e paterni che, nella mia esperienza di arbitro prima e giornalista dopo, ho raccolto a bordo campo.
1. Incoraggia tuo figlio a fare sport senza pressioni (“Se non salti (in lungo) dalla finestra, io ti butto la minestra”)
2. Prendi provvedimenti disciplinari rigorosi quando è necessario (“Se non fai fuori il loro attaccante, io faccio fuori te”)
3. Mantieni un atteggiamento positivo, aiuta tuo figlio a fare lo stesso (“Avete perso 92-6? Non preoccuparti: va tutto bene. Siete scarsi, inetti, inguardabili, impresentabili e mi vergogno di venirvi a vedere, ma va tutto bene”)
4. Aiuta tuo figlio a conoscere le sue responsabilità nei confronti della squadra e nei confronti del tecnico (“E quindi tu prendi la palla e fai gol… no, non mi interessa niente se sei il portiere: te devi fare gol”)
5. Assicurati che il tecnico sia qualificato per educare tuo figlio attraverso la pratica sportiva (“Ho deciso che da oggi ti alleno io”)
6. Lascia tuo figlio al tecnico durante la pratica sportiva, non intrometterti e non dare indicazioni dalla tribuna (“Ho deciso che da oggi ti alleno io”)
7. Comprendi cosa cerca dallo sport tuo figlio e crea un’atmosfera di supporto per il raggiungimento dei suoi obiettivi (“Ti diverti a giocare con i tuoi amici? Guarda che il tuo scopo è vincere, tesoro mio. Vincere. E comunque ho deciso che da oggi ti alleno io”)
8. Aiuta tuo figlio a creare obiettivi di prestazione realistici e a comprendere le preziose lezioni che lo sport può insegnare (“Provare è il primo passo verso il fallimento”).
9. Aiuta il tecnico informandolo sulle condizioni di salute di tuo figlio. Assicurati che riceva le cure adeguate durante la pratica sportiva (“Sei un po’ pallido… vai a correre, che ti torna il colore”)
10. Definisci i limiti della pratica sportiva: determina quando è pronto per giocare sia dal punto di vista fisico sia da quello emotivo e assicurati che ci siano le condizioni di sicurezza per giocare (“Non mi interessa se il campo è troppo bagnato: mettiti i braccioli e vai a vincere”).
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