Camilla, la cake designer che realizza i desideri dei bambini: da Peppa Pig in poi

Matrimoni, 18esimo compleanno ma soprattutto i primi tre anni di vita del bambino. Le richieste di torte decorate, da Camilla Rossi, sono all’ordine del giorno. Tanto che alla giovane cake designer di Cotignola tocca a volte dire di no. Il suo negozio-laboratorio di via Gioacchino Rasponi a Ravenna, Camilla Torte appunto, è una realtà micro dove la 31enne ha deciso per il momento di lavorare da sola. Non è passato nemmeno un anno dall’inaugurazione.
Camilla, dopo gli studi in comunicazione e il dottorato in sociologia, che cosa ti ha spinto verso marshmallows e cupcakes?
“Fin da piccola ho sviluppato una passione per le torte. Mio nonno aveva una compagna che decorava con le siringhe in plastica e la ghiaccia. Io le davo una mano a preparare dolci per il vicinato. Per i miei 16 anni con mia madre componemmo una torta a tre piani, colorando ogni strato di un colore diverso e assemblandoli alla meno peggio. Quando poi mi sono trasferita a Trento per il dottorato, passavo i fine settimana chiusa in casa a preparare teglie di bomboloni e bignet. Con i miei coinquilini non riuscivamo a mangiarceli tutti. Così il lunedì li portavo in facoltà”.
E da lì a rinunciare alla carriera accademica, quale passo c’è stato?
“Finito il dottorato avevo già capito che quella non sarebbe stata la mia strada. Un’amica che viveva a Londra ha insistito affinché la raggiungessi e mi trovassi un lavoretto là. Ho titubato un po’ e poi mi sono lasciata convincere. Per otto mesi ho lavorato in una pasticceria, dove ho imparato tutte le preparazioni di base. Nel frattempo avevo mandato la mia domanda alla Little Venice Cake Company, una scuola che per me è sempre stata un mito. Alla prima richiesta mi hanno detto che non c’erano più posti liberi. Ma dopo qualche giorno mi hanno richiamata, una persona aveva rinunciato. Ho passato l’esame e per tre mesi sono rimasta lì”.
Che esperienza è stata?
“Magnifica. Il primo giorno mi hanno messa a impilare una torta da 2mila sterline. Io e i miei compagni eravamo inseriti a pieno nel processo produttivo, non relegati a ruoli minori. Quando volevamo imparare una decorazione in particolare, prendevamo un appuntamento con Mich Turner e lei si prendeva due ore per spiegarcela. E’ stata lei a preparare la torta per i sessant’anni di Carlo d’Inghilterra e per una delle feste di Beckham”.
Perché non hai deciso di restare in Inghilterra?
“Perché volevo vivere in Italia. Non mi ero ancora resa conto di quanto fosse iniziata la moda del cake design, che devo dire mi ha facilitato moltissimo. Più difficile è stata tuta la burocrazia che ho dovuto affrontare nel momento in cui ho smesso di fare torte su commissione e ho deciso di aprire un vero negozio”.
Che reazione ha avuto la gente, in un posto come Ravenna poco abituato alle novità?
“All’inizio c’è stata un po’ di titubanza. Il mio negozio non è aperto tutti i giorni perché io devo stare in laboratorio. Dalla vetrina non capivano se la mia fosse una pasticceria tradizionale o qualcos’altro. Poi, con il passaparola, il giro si è fatto. Io non ho un’anima commerciale, non amo fare un lavoro di convincimento sulle persone. Preferisco che vengano da me perché si fidano, perché sanno che faccio prodotti di qualità”.
Hai dovuto modificare qualcosa rispetto alle ricette inglesi?
“Sì, assolutamente. La crema che ricopre i cupacakes, per esempio, è a base di burro. Io non lo metto. In generale, visto che non amo i sapori troppo dolci, cerco di compensare lo zucchero della pasta che utilizzo per decorare con impasti non troppo zuccherosi. La cioccolata, per esempio, la abbino spesso al frutto della passione”.
Che cosa ami di più, la preparazione o la decorazione? 
“La seconda, senza dubbio, soprattutto quando la torta è per dei bambini o per un matrimonio, dove mi piace sbizzarrirmi con lo stile barocco”.
Il tuo dolce preferito qual è?
“La torta Red Velvet, proprio perché non è troppo dolce”.
Adesso che il cake design è ovunque, ti dà ancora benefici?
“In parte sì e in parte no. La scoperta del cake design mi aiuterà di certo per il mio prossimo progetto, organizzare corsi. Ma il fatto che sia così diffuso, soprattutto in televisione, fa sì che le persone si aspettino prezzi bassissimi per lavori che richiedono una lunghissima preparazione. La torta Maria Antonietta, per esempio, richiede tre o quattro giorni di lavoro”.

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