Conciliazione lavoro-famiglia, che miraggio: la cura di figli e anziani è ancora sulle spalle delle donne

Chi sono le donne emiliano-romagnole? Nel giorno della loro festa la Regione pubblica un volume che le fotografa dalla A alla Z. Alcuni dati sono edificanti: il tasso di occupazione femminile, per esempio, essendo a quota 60,9% è al di sopra dell’obiettivo di Lisbona: la copertura dei servizi per l’infanzia, che si attesta al 29,5%, è ai vertici italiani: i programmi sanitari di screening raggiungono tutte le donne senza distinzioni di reddito e cultura e contribuiscono ad accorciare le disuguaglianze.

Ma le conquiste non sono totali. Il tema della conciliazione tra lavoro e famiglia resta per esempio di quelli scottanti. Le donne occupate con figli sono sovraccariche per il lavoro di cura all’interno della famiglia e le nonne sono sempre più schiacciate tra cura dei nipoti, dei genitori anziani non autosufficienti e dei figli adulti spesso ancora presenti in casa. Le persone tra i 15 e 64 anni che dichiarano di prendersi regolarmente cura di qualcuno in Emilia-Romagna sono 1 milione e 100 mila, pari al 40,2% della popolazione (percentuale maggiore di quella in Italia, che è del 38,4%). Tra queste le donne si assumono l’onere di cura in misura maggiore rispetto agli uomini: 44,6% contro 35,8%.

Sempre le donne dedicano 3/5 delle ore di aiuto prestate a persone che non vivono con loro, per sostenere le reti di solidarietà con attività domestiche, aiuto allo studio, cura dei bambini o assistenza di adulti; gli uomini, invece, si dedicano a lavori di riparazione e manutenzione, pratiche burocratiche e prestazioni sanitarie. L’età media di chi è impegnato in attività di cura in Emilia-Romagna è 52,5 anni; le classi di età nelle quali gli individui sono più attivi nell’aiuto a persone non coabitanti sono 60-64 (cura dei nipoti) e 45-54 (cura di genitori anziani). La conciliazione fra vita professionale e lavoro di cura rimane quindi uno dei nodi centrali per affrontare il tema della parità di genere. Resta infatti un forte divario nella distribuzione dei carichi di lavoro domestico tra donne e uomini che non solo comprime il tempo libero a disposizione delle donne ma che incide anche sull’occupazione femminile (si sceglie di non lavorare o si opta per il part-time).

Altro tasto dolente, la situazione delle giovani donne: ragazze dai 18 ai 34 anni che condividono con i coetanei il destino di una generazione che, per la prima volta dal dopoguerra, corre il rischio di avere meno opportunità dei propri genitori. Le ragazze hanno una doppia specificità: essere donne, ma soprattutto essere giovani in un periodo di particolare difficoltà economica e sociale. Gli indicatori segnalano una tendenza di tutti i ragazzi a posticipare, rispetto alle generazioni passate, eventi decisivi e descrivono una condizione di difficoltà nella transizione verso l’età adulta: quasi il 40% delle ragazze tra i 18 e i 34 anni vive in famiglia (il 58% dei maschi), mentre ci si sposa sempre più tardi (32 anni le ragazze, oltre 35 i ragazzi).
L’uscita dalla famiglia d’origine è ancora più difficile in una fase di crisi economica caratterizzata da alti tassi di disoccupazione giovanile: il 21,9% in Emilia-Romagna (21,4% in Europa), di cui il 23,9% di ragazze (20,8% in Europa) e 20,1% di ragazzi (21,9% in Europa). A ciò si affianca la difficoltà, tra chi lavora, a transitare dall’occupazione temporanea ad una permanente: in Italia solo 1 giovane, tra i 18 e i 29 anni, su 5 passa ad un lavoro stabile entro un anno.

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