Visitare la mostra fotografica “Life Puzzle” che lo Swedish Institute ha allestito alla Salaborsa di Bologna (piazza del Nettuno 3, fino al 13 aprile) vi farà probabilmente arrabbiare. Perché vi accorgerete che a favore della famiglia (intesa in mille modi) uno Stato può davvero fare un mucchio di cose. A partire, per esempio, da un sistema di sussidi per il congedo parentale che è il più generoso al mondo: non a caso la Svezia ha il più alto numero di lavoratrici con bambini piccoli, un alto tasso di natività ed una nuova generazione di padri che considerano un proprio diritto (non una scocciatura, né tantomeno un ipotetico dovere) rimanere a casa con i bambini, retribuiti.
Davanti alla foto di un gruppetto di bambini in pigiama che si lavano i denti prima di andare a dormire insieme alla loro maestra (all’asilo si va anche di notte, laddove i genitori facciano i turni) capirete quanto lo sviluppo dei servizi per l’infanzia sia avanzato. Davanti all’immagine che raffigura un papà al parco con le sue due bambine vi accorgerete inoltre di quanto la parità tra i sessi sia reale. In Svezia i periodi in cui i padri hanno diritto al congedo retribuito sono chiamati “mesi del papà” ed hanno contribuito a fare in modo che una sempre crescente quantità di uomini scelga di stare a casa con i bambini. Addirittura, durante il primo anno di vita del bambino, i genitori possono stare a casa insieme, entrambi pagati, per un periodo di trenta giorni. Del resto, come spiega il manifesto della mostra, la Svezia si accorse molto tempo fa che non era conveniente il fatto che metà della popolazione rimanesse fuori dal mercato del lavoro: il Paese aveva bisogno delle competenze, degli studi e delle esperienze professionali delle donne.
Ma non finisce qui: in Svezia le coppie omosessuali hanno gli stessi diritti di adozione di quelle etero. E possono ricorrere sia all’inseminazione artificiale che alla cosiddetta “gestazione per altri” (o “utero in affitto”, volgarmente). Stessa cosa per i genitori single: le tutele non mancano.
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