Papà che si sottovalutano. Papà in cui le mamme non credono. Ma i tempi cambiano ed è ora che anche i padri si diano da fare, fin dai primi giorni di vita del bambino. Tutti i consigli per farlo sono contenuti nel libro “Padri alla riscossa” (Giunti) della nota psicologa Anna Oliverio Ferraris, che oggi alle 18 sarà alla sala D’Attorre di Casa Melandri di Ravenna (via Ponte Marino).
Di quale riscossa sono protagonisti i moderni papà?

“In un periodo in cui tutti sostengono che la figura paterna è superata ed ha perso d’importanza, vista anche la presenza di famiglie di ogni tipo, io credo invece che molti padri tengano molto a svolgere il proprio ruolo. Così come i figli, soprattutto nelle situazioni di separazione e divorzio, cerchino i padri e vogliano avere con loro un rapporto”.
In quale fase della vita i padri sono più centrali?
“La maggior parte dei libri dedicati ai papà si rivolgono ai primi momenti della vita del bambino. Io invece mi sono spinta fino all’adolescenza e oltre, un padre è importante sempre”.
Quali sono le condizioni affinché la paternità possa esprimersi al meglio?
“La prima dimensione è quella comunicativa. Una volta i ruoli erano rigidi, oggi sono più paritari e simmetrici. Per mantenerli tali, è necessario che madri e padri si parlino, si coordinino, si confrontino”.
E nei confronti dei figli?
“Un padre non può più essere autoritario come un tempo, la società si è evoluta. Allo stesso tempo non può avere con i figli un rapporto paritario. L’autoritarismo non va bene ma l’autorevolezza è fondamentale. Questo presuppone che un uomo abbia una certa maturità e che prenda le distanze dai comportamenti che il proprio padre aveva”.
Oggi è sempre più comune vedere un padre che cambia un pannolino. Le risulta?
“Sì, un tempo vedere un padre che spingeva una carrozzina era raro, se non impossibile. Oggi lo fanno anche i nonni. Bisogna rivalutare i papà”.
E’ colpa della legislazione o della società, se in Italia siamo ancora indietro rispetto al tema?
“Penso sia un problema culturale. In Norvegia il 98% dei papà prende il congedo parentale. La legge può aiutare ma non rivoluzionare le cose. Pensiamo all’affido condiviso, che è arrivato qui da noi. E’ un passo avanti ma nella realtà può diventare di difficile gestione”.
E’ vero che i padri sono più concentrati sul gioco che sulla cura e l’educazione?
“Sì, è un aspetto riscontrabile in molte famiglie. Il ruolo della madre tende ad essere più rilevante. Questo succede perché i due non si sono coordinati o perché è comodo, per il papà, lasciare le responsabilità e le incombenze maggiori sulle spalle della madre. In Italia c’è ancora una sorta di matriarcato: anche se lavora, la mamma ha nella testa tutta l’organizzazione della giornata e il padre diventa una sorta di figlio maggiore. Se può dà una mano, se non può non importa. Le emergenze sono tutte a carico della madre”.
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