La psicologa: “Lasciate i bambini liberi di disegnare”

Se in casa non avete almeno un angolo con un tavolino sul quale stazionano fogli e colori, correte ad allestirlo. Quello spazio è un diritto di ogni bambino. Ne è convinta Elena Montomoli, psicologa del Centro Co.Me.Te. di Forlì (corso Mazzini, 54) dove è in corso il progetto “I venerdì del disegno”, una serie di incontri dedicati appunto alle tracce che i bambini lasciano sulla carta, dai primi scarabocchi in poi. Il prossimo incontro è in programma dalle 18 alle 20 del 27 aprile, quando si parlerà di “Ritratto di famiglia”. L’11 maggio seguirà, alla stessa ora, “Questa è la mia casa!”.
Dottoressa, a che età il disegno dei bambini esprime il massimo del suo potenziale?
“Tra i tre e i sette anni, quindi alla scuola dell’infanzia. Alle elementari, invece, spesso i bambini perdono il piacere di disegnare, perché le insegnanti assegnano molte schede da colorare, che vengono vissute come un’imposizione. Il disegno diventa un compito con delle precise regole”.
E’ importante fare attenzione a quello che i bambini disegnano?
“Sì ma senza ansie. Ciò che il bambino vuole esprimere attraverso il segno grafico in molti casi si chiude lì sul foglio. Facciamo l’esempio di una scarica di rabbia. Non significa che siamo di fronte ad un bambino aggressivo. Già il fatto di riuscire a disegnare un sentimento o un fatto, come la gelosia tra fratelli, è positivo. Significa che il bambino ha trovato un canale per dare sfogo a certe sensazioni. Il disegno per i piccoli è uno strumento privilegiato ma non sempre è una possibilità per fare una diagnosi”.
Sbagliamo a chiedere ai bambini di spiegarci che cosa hanno disegnato?
“Sì, specie nel disegno libero. Fino ai sei o sette anni i bambini non disegnano la realtà ma ciò che vivono. Se fanno i capelli del papà blu o il tetto della casa rosa non dobbiamo dire loro che sbagliano perché si sentirebbero giudicati. Gli adulti prendono troppo sotto gamba il fatto che i bambini, soprattutto da piccolissimi, amano il disegno perché consente loro di lasciare una traccia”.
Quindi abolire il nero, considerato da molti un colore tetro, è fuorviante?
“E’ sbagliatissimo. Nella nostra cultura il nero e il rosso denotano disagio. Ma per i bambini piccoli, che adorano vedere il segno del loro passaggio, sono colori fantastici, perché risaltano, sono vivi”.
E’ per questo che amano i pennarelli?
“Certo. Le matite le scelgono più avanti, alle elementari. Prima prediligono i colori a spirito”.
Dunque il vostro messaggio qual è? Massima libertà?
“Assolutamente sì. I bambini vanno lasciati liberi di esprimersi. Il disegno per loro è una palestra fondamentale. Spesso sono pieni di giocattoli e videogames ma non hanno la possibilità di disegnare. Ricordiamo che con il foglio si comportano come con il mondo”.
E nel disegno guidato, qualche indicazione si può dare?
“Sì, per esempio alla scuola dell’infanzia si lavora sul corpo umano. Se un bambino non disegna le mani, come è capitato che qualche insegnante ci abbia segnalato, glielo si può dire. Ma se ha una difficoltà legata alla rappresentazione delle mani, ripeterglielo cento volte non servirà a niente: non le farà mai. Spesso succede ai bimbi aggressivi: è come se si auto censurassero”.

Info 0543 370792

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