Per poter dire di vivere nel paradiso delle mamme dobbiamo portare ancora molta ma molta pazienza. L’Italia, infatti, è ben lontana dalla top ten dei Paesi dove le mamme stanno – e scusate se chiamiamo in causa il Grandissimo – da Dio. Prima di noi c’è lo zoccolo duro del Nord Europa, dove si sono allenati talmente bene a far vivere come si deve mamme e bambini che raggiungerli è proprio dura. La consolazione però arriva presto: negli Usa se la passano molto peggio di noi.
A fare pelo e contro pelo alle condizioni di vita delle mamme nel mondo ci ha pensato l’associazione Save The Children che ha presentato il quattordicesimo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo. Cinque gli indicatori che ci hanno stroncato: salute materna e rischio di morte per parto, benessere dei bambini e tasso di mortalità entro i 5 anni, grado di istruzione, condizioni economiche e Pil procapite, partecipazione politica delle donne al governo.
I primi tre posti se li prendono ancora una volta Finlandia, Svezia e Norvegia, trentesimo posto per gli Stati Uniti, ultimi in classifica il Congo (in assoluto) e i Paesi dell’Africa Sub Sahariana. Prima di noi, tra le prime dieci, Danimarca, Spagna, Belgio e Germania.
Quanto a noi, che siamo al 17esimo posto, secondo i dati, le condizioni di salute delle mamme e dei bambini in Italia raggiungono livelli alti (il tasso di mortalità femminile per cause legate a gravidanze e parto è pari a 1 ogni 20.300, quello di mortalità infantile è di 3,7 ogni 1000 nati vivi), come abbastanza alto è il livello di istruzione delle donne, pari a 16 anni di formazione scolastica. Benché la scarsa percentuale media di partecipazione politica delle donne fotografata dal Rapporto (20,6%) abbia subito un deciso incremento in occasione delle ultime elezioni (con il 28,6% al Senato e 31,3% alla Camera), siamo ancora distanti perfino da paesi come l’Angola (38%), l’Afghanistan (27%) e il Mozambico (39%).
I dati del Rapporto mettono in evidenza le enormi disparità tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Così, per esempio, se le finlandesi possono contare su ben 17 anni di istruzione, le donne nella Repubblica domenicana del Congo su 8, le somale solo su 2. Se il tasso di mortalità dei bambini entro i 5 anni nella RDC è di 167 su 1000 nati vivi, in Finlandia il tasso precipita a 3 su 1000. La stessa differenza si riscontra anche nel tasso di partecipazione femminile alla vita politica: in Finlandia la percentuale di seggi in Parlamento occupati da donne sono il 42,5% contro l’8,3% di quelli detenuti nella RDC.
Ben 1 milione di bambini ogni anno non sopravvive al primo giorno: la frequenza più alta si registra in Somalia (18 bambini morti su 1000 nati), Mali, Sierra Leone, RDC (17), Repubblica Centrafricana (16), Ciad, Costa d’Avorio, Angola (15).
A livello numerico, invece, è l’Asia del Sud, la regione dove risiede il 24% della popolazione mondiale, quella in cui si verifica ben il 40% delle morti durante il primo giorno di vita (420.000 bambini ogni anno).
La quasi totalità delle morti di neonati e delle loro mamme (rispettivamente il 98 e il 99% ) si verifica nei paesi in via di sviluppo dove è fatale la mancanza di servizi sanitari di base e di assistenza prima, durante e dopo il parto. Nell’Africa sub-sahariana, ad esempio, dal 10 al 20% delle donne che affrontano la gravidanza è sottopeso, molte di loro sono troppo giovani, i contraccettivi vengono utilizzati raramente e mancano spesso servizi e operatori sanitari di base. Spicca invece in positivo il Malawi, che ha saputo ridurre la mortalità infantile sotto i 5 anni del 44%, dove gli aiuti delle organizzazioni internazionali e il forte impegno politico ha consentito di formare molti operatori sanitari ma anche di diffondere la tecnica di “Kangaroo care”, che consiste nel mantenere i neonati sottopeso in contatto di pelle continuo con la mamma e il suo seno.
Save the Children, alla vigilia della Festa della Mamma 2013, lancia un appello perché questa diventi un’occasione per sostenere gli interventi per la salute materno-infantile dell’Organizzazione nei paesi maggiormente in difficoltà, e lo fa con una testimonial neomamma di eccezione, l’attrice Paola Cortellesi: “Per tantissime mamme e neonati nei paesi in via di sviluppo il primo giorno di vita si trasforma in una danza con la morte, che si conclude spesso nel peggiore dei modi – ha dichiarato -. Se tutti quei bambini che non sopravvivono alle prime 24 ore, ricevessero assistenza e cure di base, potrebbero farcela. Per questo ho deciso di sostenere Save the Children promuovendo la Lista dei Desideri, grazie alla quale tutti possiamo fare con un semplice gesto un regalo davvero speciale alla nostra mamma in occasione della sua Festa. In questo modo tante altre mamme nel mondo potranno festeggiare il primo giorno di vita dei loro bimbi e iniziare a costruire insieme il loro futuro,
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