Bimbo morto in auto: il dolore del papà, un gruppo Facebook e l’aridità umana di chi lo offende

Una pagina per chiedere Mai più morti come Luca, per fare qualcosa affinché quello che è successo al suo bambino non accada mai più. E’ l’iniziativa di Andrea Albanese, lanciata da un letto di ospedale dove è stato ricoverato dopo aver scoperto di aver dimenticato il suo bambino di due anni in auto, rendendosi colpevole della morte per asfissia del piccolo.

La pagina di Facebook raccoglie già oltre seimila adesioni e tantissime altre sono quelle che arrivano ogni giorno ad Andrea che, precisa, non ce la fa a stare dietro a tutte le richieste. Non ce la fa perché, nonostante i medicinali che come lui stesso ammette, lo tengono in una condizione ovattata, il dolore è lì in agguato, pronto a distruggerlo in ogni momento.

Ma a molta gente non basta questo. Non basta sapere che questo padre, che già la sua coscienza, il suo comunque amore di padre e la giustizia penseranno a punire, è un uomo distrutto nel profondo dalla perdita del suo bambino. Scorrendo quella bacheca mi ha pervaso un’infinita tristezza, e non solo per il senso di impotenza che quell’uomo può provare di fronte a quello che è successo, di fronte al vuoto che si è creato nella sua testa che, quali che siano le cause, gli ha strappato dalle braccia un cucciolo di due anni. 

Quello che mi ha intristito ancora di più è l’aridità umana dalla quale siamo circondati. La cattiveria senza riserve che decine di persone gli hanno riservato, prendendosi l’impegno di iscriversi a quel gruppo per lanciargli invettive in pubblica piazza. Per dirgli che ‘sei imperdonabile’, ‘che ti auguro di fare la stessa fine di Luca’, e tanto altro rancore incomprensibile.

Va bene, chi non pensa che sia un gesto imperdonabile alzi la mano. Andrea Albanese lo sa da solo, lo sa il cuore di padre e lo sa persino la sua coscienza. Il suo gesto imperdonabile lo leggerà ogni giorno negli occhi spenti di sua moglie.

Ma a voi, che cosa importa? Perché non lo lasciate soffrire in pace?

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