Asili nido, l’Emilia-Romagna è in cima alla classifica sia in termini di numero di utenti che di copertura della popolazione infantile da parte dei servizi. L’Istat ha diffuso i risultati di una indagine sull’offerta comunale di asili nido e di altri servizi socio-educativi per la prima infanzia. I dati sono riferiti ai soli utenti delle strutture comunali o delle strutture private convenzionate o sovvenzionate dal settore pubblico, mentre sono esclusi dalla rilevazione gli utenti del privato tout-court.
Seconod l’indagine, gli asili nido e gli altri servizi socio-educativi per la prima infanzia rappresentano circa il 18% delle risorse dedicate dai Comuni al welfare locale e il 45% della spesa rivolta all’area di utenza “famiglia e minori”. Nel 2011, la spesa complessiva per i servizi socio-educativi, al netto delle quote pagate dalle famiglie, è stata pari a 1 miliardo e 296 milioni di euro: il 96% per i servizi di asilo nido e il rimanente 4% per i servizi integrativi.
Al 31 dicembre dello stesso anno (anno scolastico 2011/2012) i bambini iscritti ai servizi per la prima infanzia erano 229.482, pari al 13,5% dei residenti in Italia di età compresa fra 0 e 2 anni (fino a 36 mesi).
Rispetto al 2004, anno “base” di riferimento, si è registrato un aumento complessivo di 2,1 punti percentuali: gli utenti sono passati dall’11,4% dei bambini residenti nell’anno scolastico 2003/2004 al 13,5% nel 2011/2012. Nell’ultimo anno di rilevazione, tuttavia, la variazione è stata di segno negativo rispetto all’anno precedente, quando il valore era pari al 14%.
Un aspetto che emerge con evidenza sono le ampissime differenze territoriali, sia in termini di spesa che di utenti. Si conferma ancora una volta la carenza di strutture che caratterizza il Mezzogiorno e in particolare le regioni del Sud. Aumenta lo svantaggio delle regioni meridionali, dove risiede circa il 34,5% della popolazione di riferimento (quota tendenzialmente in aumento) e dove si concentra appena il 12,6% degli utenti rilevati con l’indagine (quota tendenzialmente in diminuzione).
Confrontando i due estremi della distribuzione regionale si passa dal 2,5% della Calabria al 26,5% dell’Emilia-Romagna.
Per quanto riguarda la spesa dei comuni in rapporto alla popolazione di riferimento, l’andamento osservato nel periodo di riferimento è decrescente: in media i Comuni hanno speso 397 euro annui per ciascun bambino residente nel 2011, contro i 498 euro pro-capite del 2004.
Anche se a livello nazionale l’indicatore di presa in carico degli asili nido è rimasto invariato dal 2010/11 al 2011/12, in diverse regioni si assiste ad un calo degli utenti serviti: in Valle D’Aosta, dopo un periodo di crescita dell’indicatore dal 17,4% nel 2003/04 al 22% nel 2008/09, si passa al 18,4% del 2010/11 e al 15,6% del 2011/12; la Lombardia mostra il primo decremento nel 2011, passando dal 15,4 del 2010/11 al 15,1% dell’anno successivo; l’Emilia Romagna passa dal 25,4% al 24,4% nello stesso periodo; la Toscana, anche se molto limitatamente, mostra un decremento nello stesso anno (dal 17,7% al 17,6%).
I valori medi regionali mostrano che nella classe più alta (oltre il 20% dei bambini fra 0 e 2 anni che fruiscono degli asili nido) si trova soltanto l’Emilia-Romagna, con il 24,4%; nella categoria successiva (tra il 15% e il 20%) si trovano l’Umbria, la Valle d’Aosta, la Lombardia, la Provincia Autonoma di Trento, il Friuli-Venezia Giulia, la Toscana, le Marche e il Lazio (quest’ultimo con un aumento di 0,8 punti percentuali ha raggiunto una fascia più alta rispetto all’anno precedente). Il livello tra il 10% e il 15% comprende il Piemonte, la Liguria, il Veneto, il Molise (che ha fatto registrare un aumento dal 4,4% all’11% dei bambini presi in carico) e la Sardegna. Hanno valori compresi fra 5% e 10% l’Abruzzo, la Basilicata e la Sicilia, mentre al di sotto del 5% vi sono la Provincia Autonoma di Bolzano (dove si ha una prevalenza dei servizi integrativi rispetto agli asili nido), la Campania, la Puglia e la Calabria.
Dal punto di vista della presenza di un’offerta pubblica sul territorio, solo l’Emilia- Romagna, il Friuli-Venezia Giulia e la Valle d’Aosta contano più dell’80% di Comuni coperti dal servizio, mentre hanno percentuali comprese fra il 60% e l’80% la Lombardia, la Provincia di Trento, il Veneto e la Toscana; nel gruppo di percentuali comprese fra il 50% e il 60% vi sono la Liguria e l’Umbria, mentre le rimanenti regioni hanno tutte tra il 20% e il 50% dei Comuni coperti dal servizio, ad eccezione della Calabria, che presenta il livello regionale più basso di copertura (13%, contro il 15,9% dell’anno precedente). Il Molise, che presentava la percentuale più bassa di Comuni coperti dal servizio nel 2010/2011 (7,4%), è passato invece al 22% nel 2011/2012.
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