Le politiche sociali per la famiglia in Italia sono solo interventi “tampone”. Nulla di strutturale, insomma. Lo ha affermato la sociologa Paola Di Nicola al convegno organizzato sabato scorso a Forlì dal Centro per la salute del bambino dal titolo “Investiamo nei prime mille giorni di vita!”. La studiosa ha riconosciuto come negli ultimi anni la rete dei servizi per l’infanzia sia cresciuta (e ha portato l’esempio di Forlì che copre con i suoi nidi il 50% dei bambini nella fascia 0-3, superando quindi l’obiettivo di Lisbona, fissato al 30%).
Ma ha anche messo in evidenza come la legge Biagi, che voleva incentivare i papà a prendere il congedo parentale, sia rimasta nei fatti lettera morta: “I papà ricorrono poco al congedo. Motivi culturali? No. Se lo fanno, perdono il 70% dello stipendio. E visto che nella famiglia sono quelli con lo stipendio più alto, sono le mamme che continuano a usufruirne”.
Stessa contraddizione in termini sul fronte dei nidi aziendali: “Possono permetterselo solo le grandi aziende pubbliche e private”. Senza contare che le forme flessibili del lavoro (part-time, telelavoro, job sharing), che potrebbero favorire la conciliazione per le donne, non prevedono il riconoscimento del diritto alla maternità: “Avete mai sentito che una ragazza impiegata in un call center, quando rimane incinta e le scade il contratto, viene riassunta?”.
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