Fondo nuovi nati: quei 22 milioni negati da Stato e banche alle famiglie più povere

Il Fondo per i nuovi nati – attenzione: nonostante gli stessi burocrati contribuiscano a fare confusione, non si sta parlando del bonus bebè – prova a cambiare volto. Come fa sapere redattoresociale.it lo strumento non sarà più quello finora attivo, che garantiva prestiti agevolati a tutte le famiglie con nuovi nati (non solo a quelle più povere), ma un nuovo strumento che “contribuirà alle spese per il sostegno di bambini nuovi nati o adottati appartenenti a famiglie a basso reddito”.

Il testo del ddl stabilità parla chiaro: per il 2014 è istituito un “Fondo per i nuovi nati” presso la presidenza del Consiglio dei Ministri e sarà finanziato con le risorse ad oggi non ancora utilizzate del vecchio “Fondo per il credito per i nuovi nati”, che ammontano secondo il governo a circa 22 milioni di euro. Capito? Ben ventidue milioni di euro che sono rimasti lì: l’economia è in crisi, le famiglie fanno sempre più fatica ad andare avanti e lo Stato si tiene il gruzzolo.

Ma di chi è stata la colpa? Del sistema bancario e della burocrazia. “Per le sue modalità di funzionamento e per le necessarie garanzie di solvibilità comunque richieste dalle banche – spiega il Dipartimento politiche per la famiglia -, il Fondo di credito per i nuovi nati finisce col non favorire proprio quelle famiglie che, versando in condizioni di maggiori difficoltà economica, maggiormente subiscono le conseguenze della pesante crisi economico-finanziaria che stiamo attraversando”. Il fondo, infatti,  “garantisce solo una quota pari al 50 per cento del finanziamento erogato – spiega il Dipartimento -, elevata al 75 per cento in caso di finanziamento concesso a famiglie con Isee inferiore a 15 mila euro l’anno. Il beneficiario, comunque, anche quando interviene la garanzia dello Stato, non viene sollevato dall’obbligo di restituzione, in quanto il Fondo viene surrogato nei diritti della banca e può porre in atto le ordinarie azioni per il recupero del credito”. Insomma, l’inflessibilità (e l’avidità) degli istituti di credito e le regole miopi, che non tengono conto dei bisogni reali della gente, del governo fino ad ora hanno causato il flop. Ai più poveri la mano, in realtà, non è stata tesa.

Eppure le richieste non sono mancate: dal primo gennaio 2010 dei 35 milioni stanziati, ne restano, appunto, 22 non utilizzati. In particolare l’utilizzo e l’efficacia dello strumento è diminuita col passare del tempo fino ad arrivare al minimo in questi ultimi mesi del 2013, segno ulteriore del flop.

Dal 2014, secondo le intenzioni del governo, dunque il Fondo nuovi nati andrà ad aiutare le famiglie povere, ad incidere su un bisogno reale. Sui criteri per l’erogazione, tuttavia, non c’è ancora chiarezza: il ddl rende noto che verranno stabiliti con Decreto del presidente del Consiglio dei ministri su cui il governo è già al lavoro, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, nel quale verrà specificato l’Isee di riferimento e le modalità di funzionamento del Fondo.

Non resta che rimanere in fiduciosa attesa sperando che tutto cambi. Intanto però bisogna registrare un’autorevole voce dissonante. Si tratta di Lorena Rambaudi, coordinatrice al welfare della Conferenza delle Regioni e assessore della Liguria, la quale sempre a redattoresociale.it spiega: “Il fondo nuovi nati non serve, semmai i 22 milioni che dovrebbero costituirlo è più opportuno che confluiscano nel Fondo famiglia per essere destinate alle Regioni ed utilizzate così in base alle priorità territoriali”.

Per la Rambaudi, “rispetto all’anno scorso mancano 40 milioni nel fondo sociale e inoltre non vi è il finanziamento del fondo famiglia che in Liguria viene utilizzato per gli asili nido. L’auspicio è che si possa rimediare e rivedere una misura decisa a livello nazionale su materie che sono invece di competenza regionale”. Sinceramente questa guerra fra ‘fondi’ e istituzioni non ci appassiona neanche un po’, l’importante è che questi 22 milioni a disposizione delle famiglie più povere non restino ancora inutilizzati. O, visti i vizi e le inefficienze della politica italiana, facciano una fine peggiore…

 

 

 

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