Un passo avanti nella lotta alla leucemia e agli altri tumori del sangue. Una speranza per tutti i bambini colpiti da queste malattie viene da uno studio, già sperimentato con successo su 50 piccoli pazienti e presentato in questi giorni in un congresso a New Orleans, dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù e messo a punto dall’equipe del professor Franco Locatelli, responsabile di Onco-ematologia pediatrica e medicina trasfusionale della struttura romana: la pratica ha dimostrato fino ad ora che la probabilità di cura sfiora l’80%.

Si tratta di un’innovativa procedura di trattamento cellulare la quale rende più sicuro il trapianto di cellule staminali da uno dei due genitori. Infatti, in mancanza di un donatore esterno completamente compatibile – da ricercare nei registri dei donatori di midollo osseo e nelle banche del sangue – fino ad ora la medicina si rivolgeva a fratelli e sorelle. Con inconvenienti assai pericolosi per la salute e la vita stessa dei pazienti pediatrici affetti da leucemia o da altri tumori del sangue: nel caso di donatore ‘esterno’ la ricerca può essere lunga e non compatibile con l’urgenza del trapianto; nel caso di fratelli e sorelle la probabilità di compatibilità immunogenetica è solo del 25%. Così un’alta percentuale di pazienti (30-40%) non trova un donatore idoneo.

Ecco che allora al Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico italiano dove si effettuano più trapianti di midollo, si è pensato al trapianto dai genitori, tecnica non nuova ma che in passato aveva creato seri problemi: le probabilità di successo dei trapianti erano significativamente inferiori rispetto a quelle che si avevano impiegando fratelli o sorelle e donatori esterni. La novità sta nello speciale ‘trattamento’ che subiscono le cellule del donatore: oltre alle staminali vengono iniettati nel piccolo pazienti altri elementi che non creano problemi di compatibilità e che servono per la cura – come le cosiddette cellule natural killer – eliminando quegli altri che possono portare a infezioni e ricrescita tumorale.