Quanto sono difficili da capire queste storie. Quante domande, come genitori, ci facciamo. C’è chi dice che non bisogna mai sorvolare sui diritti dei bambini. Che una mancanza, vera o presunta tale, che possa lederne la serenità va affrontata di petto.

Ma noi no, non ce la possiamo fare a ingoiare l’istinto materno. A pensare che un bambino portato via e una mamma che chiede disperata che lei sia ridato indietro non meritino di essere ascoltati.

La storia che più di tutte ci ha lasciato senza parole è quella di questa mamma di Rapallo, di origini ungheresi, alla quale è stata tolta la bambina di quattro anni per stile di vita “parassitario”. Non avrebbe cioè mai collaborato con i servizi sociali, cercando di risanare la sua situazione, trovando un lavoro per risollevare la sua condizione economica. Ma lei si difende, dicendo che di lavori ne ha cercati ma non ne ha mai trovati, e che non capisce perché Maria le sia stata portata via, che vuole capire, che vuole comprendere che cosa accada per riaverla indietro. Parole dette nel corso dell’udienza di ieri mattina al tribunale dei Minori di Genova. Secondo quanto riporta il Secolo XIX alcune mamme, l’asilo Pippi di Rapallo dal quale la bambina è stata portata via e il presidente dell’Unicef Liguria, Marco Cirio, che la sostiene nella causa contro il Tribunale per riavere la piccola, si sono schierati a favore della donna. L’asilo ha raccolto le immagini più belle (e felici) della bambina in un video, che il giudice ha deciso di non mostrare in aula. L’udienza è stata rinviata al prossimo 19 febbraio e la mamma, per ora, potrà vedere sua figlia il 3 e il 14 febbraio, giorno del suo compleanno.

La domanda che ci viene dallo stomaco è: non basta sapere che una bambina è felice per capire che forse la soluzione da applicare è un’altra?