Un anno dopo lo sciopero, ginecologi e ostetriche sono pronti a incrociare di nuovo le braccia. Il motivo è che i miglioramenti richiesti a febbraio del 2013 non ci sono stati: “La sicurezza di molte partorienti – avvertono – è a rischio”. L’allarme resta alto: tante le strutture che fanno meno di 500 parti all’anno, e che quindi sono pericolose perché troppo piccole e prive della strumentazione adeguata. Si pensa dunque ad un nuovo sciopero se “Parlamento, Governo e Regioni non daranno risposte adeguate”, come hanno spiegato le due categorie nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Roma. A mancare sono ancora la “messa in sicurezza dei punti nascita” e “una nuova legge sulla responsabilità professionale per limitare il contenzioso medico legale” che resta ancora molto alto, soprattutto in ginecologia.
Sotto accusa anche il mancato adeguamento della “guardia ginecologica e pediatrica attiva 24 ore al giorno, l’adeguamento del numero delle ostetriche nei reparti e la predisposizione di sale operatorie vicino alle sale parto”.
Il problema, infatti, è che “si continua a morire di parto”, come è avvenuto in Sicilia la scorsa estate, in uno di quei punti nascita che invece andrebbe chiuso. Secondo gli ultimi dati del Piano nazionale esiti di Agenas-ministero Salute relativi al 2012, sono 128 su 536 strutture tra pubblico e privato, i punti nascita che effettuano meno di 500 parti l’anno, concentrati soprattutto in Campania e Sicilia.
E’ proprio questo il motivo che ha spinto la Regione a chiudere la Maternità dell’ospedale di Porretta Terme, cosa che ha scatenato non poche proteste. Lo ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Carlo Lusenti: “A Porretta nei primi undici mesi del 2013 non si è arrivati nemmeno a 100 parti, nel 2012 erano stati 160 e sono numerose le donne che autonomamente scelgono di venire a partorire a Bologna”. I problemi a cui si può andare incontro in strutture troppo piccole è la mancanza di strumentazione adeguata a far fronte alle complicazioni da parto, con conseguente necessità di un trasferimento d’urgenza che in alcuni casi può rivelarsi pericoloso se non fatale.
I cittadini di Porretta Terme, intanto, si stanno mobilitando promettendo un ricorso al Tar:davanti all’ospedale oggi hanno protestato sette sindaci dei comuni del circondario, nonché neomamme e donne in dolce attesa.
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