Il picco, Francesca Sanzo, l’ha registrato nel 2013: dopo una fase di rifiuto, i genitori finalmente hanno iniziato a guardare i social network con interesse. Ad informarsi su come proteggere i loro figli dai pericoli della rete. Superando così la diffidenza a favore di una voglia di maggiore consapevolezza. E lei, che da mamma blogger, digital p.r. e formatrice questi temi li conosce bene, ha visto aumentare le telefonate di scuole e associazioni interessate ad ospitare corsi rivolti ai ragazzi e alle loro famiglie. Domani, insieme ad Alessandra Farabegoli, Francesca (conosciuta anche come Panzallaria) sarà al laboratorio di Annafietta.it di Ravenna (via Argentario, 21, dalle 19,30 alle 21) per il primo degli “Aperitivi Formativi” organizzati dall’Associazione Professional Organizers Italia (APOI) e Organizzare Italia. Un incontro a numero chiuso (massimo trenta partecipanti), su prenotazione (http://bit.ly/1mKlook) e dal titolo “L’uso dei social network da parte dei ragazzi: istruzioni per genitori”.
Rispetto a Facebook e compagnia, i genitori come si atteggiano?
“Nel giro di un paio di anni si sono fatti più pronti all’ascolto. La loro risposta è meno terroristica. Hanno imparato che bisogna mettersi in gioco presto, quando i figli frequentano tra la quinta elementare e la prima media”.

All’interno della più generale preoccupazione rispetto alle insidie del web, qual è la paura principale?
“Ce ne sono due. Una è quella dei possibili attacchi alla sicurezza e alla privacy dei propri figli da parte di altri adolescenti: è il cosiddetto cyberbullismo. L’altra riguarda la paura dell’estraneo. La vecchia raccomandazione di non accettare caramelle dagli sconosciuti è divenuta oggi quella di difendersi dall’uomo nero on-line”.
Sono fenomeni reali o a volte sopravvalutati?
“Episodi spiacevoli e gravi ne succedono, lo vedo nei miei incontri. Quando sono in una classe e chiedo ai ragazzi se hanno mai avuto brutte esperienze on-line, una mano alzata c’è sempre. Il fenomeno esiste ma assume diverse sfumature. Bisogna ammettere che il cyberbullismo è uno spauracchio con cui si condiscono tutte le insalate. Mi è successo di essere contattata con urgenza da alcune scuole, allarmate perché i ragazzi avevano ripreso la prof mentre spiegava in classe, pubblicando il video inconsapevolmente su Facebook. Questa è di certo la parte meno grave della questione”.
Ce n’è una molto più pesante, di cui senti raccontare?
“Spesso ci sono cyberbulli che non sanno di esserlo. Una ragazzina, per esempio, mi ha raccontato che odia una sua coetanea a scuola ma invece di litigare con lei durante la ricreazione, preferisce offenderla sulla sua bacheca. Ecco, questo è grave e penalmente perseguibile. Ma quando lo spiego, capita che i ragazzi caschino dal pero”.
Che cosa deve fare un genitore?

Francesca Sanzo

“Innanzitutto sviluppare una cultura digitale. Non è raro che i ragazzi che incontro facciano battute sui loro genitori, perché incapaci di usare i social. Io lo dico alle mamme e ai papà: apritevi un profilo Facebook, fatevi spiegare dai vostri figli come si fa, è pur sempre un modo per comunicare con loro. Non serve demonizzare la rete, bisogna imparare ad usarla”.
Non è che i grandi si sentano incapaci di mettere dei paletti perché consapevoli di essere meno competenti nell’utilizzo del mezzo?
“Sì ma è sbagliato. Non serve essere dei nerd per mettere delle regole. Porto sempre l’esempio del motorino: i genitori di oggi, da ragazzini, non l’avevano. Non per questo si devono sentire meno autorevoli in materia”.
E i figli, dal canto loro, accettano l’intromissione degli adulti?
“Più li vedono competenti, più li accettano. A Bologna sta per partire un mio progetto che si chiama ‘Generazioni Internet’. Lo realizzerò grazie al contributo di Agenda Digitale di Bologna. Sarà un corso di otto incontri rivolto a genitori e ragazzi insieme. Sta proprio qui il segreto: comunicare. Insieme costruiremo un decalogo sul giusto utilizzo di tablet e smartphone”.

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