O voi siete tutte donne fortunate, o io sono circondata da donne che dopo il parto si aspettavano qualcosa da compagni e mariti che non hanno avuto: tempo, comprensione, capacità di calarsi nel nuovo ruolo alla stessa velocità con cui la mamma, causa parto e allattamento, ha dovuto farlo.

Mi ha fatto molto riflettere l’articolo di Sarah Vine, editorialista del Daily Mail. Viene davvero da pensare che tutto questo gran parlare di congedo parentale sia una trovata per sembrare avanti coi tempi, quando poi i papà ne farebbero volentieri a meno. E i datori di lavoro pure.

Sarah Vine, infatti, pone agli uomini semplici domande, chiedendo loro di tornare indietro con la mente a quando è nato il pupo: come si sono sentiti, solo pervasi di amore profondo o esausti e affamati e con la paura di chiedere anche solo un biscotto o una tazza di the? E quando sono tornati a casa, è stato tutto gioia e amore, o è stato subito evidente che il bambino si sarebbe rivelato una macchina capace di produrre rumori e cacca, e la donna che amavano sostituita da una sconosciuta con gli ormoni impazziti?

Senza entrare troppo nel dettaglio, secondo l’autrice, quando si parla di congedo parentale, i politici prendono in considerazione solo la prima tipologia d’uomo, laddove le cose stanno molto diversamente. E non solo per volontà dei futuri papà. Il congedo parentale è di difficile realizzazione prima di tutto per questioni lavorative. Per il datore di lavoro è un problema non da poco e così molto spesso la mamma si ritrova a prescindere dalle sue aspettative, sola e stanca. Il congedo parentale è insomma qualcosa fantastico da realizzare su carta, ma difficilissimo da concretizzare.

A questo si aggiunge un altro punto fondamentale: i bisogni dei bambini, soprattutto di quelli piccoli, non si esauriscono nei primi dieci giorni di vita, anzi.

Forse ha ragione lei, il congedo non è la risposta alle esigenze delle famiglie di oggi, strette in continuazione tra le esigenze pressanti di vita personale e lavoro. E’ tutta la politica di sostegno alla famiglia che andrebbe ripensata. Perché poi, è vero, le problematiche relative ai figli non si risolvono mica in dieci giorni.