Partorisci, torni a casa e a volte la solitudine ti attanaglia insieme ai mille dubbi del caso. Roberta Bracci, assistente sanitaria della Pediatria della Comunità di Cesena, oggi racconterà perché è importante non abbandonare le mamme a se stesse una volta uscite dall’ospedale. Ne parlerà nell’ambito del convegno “Nascere a Cesena” organizzato dal Centro per le famiglie a partire dalle 16 alla sala ex Macello (via Mulini, 25).
Roberta, dal 1980 andate a casa delle mamme: è cambiato il vostro lavoro nel tempo?
“Sì, all’inizio andavamo da tutte, coprendo bene o male l’80% del target. Poi l’intervento si è concentrato sulle fasce più a rischio: donne sole, primipare minorenni, donne con un basso livello culturale, straniere pluripare senza una rete parentale, donne che non hanno frequentato i corsi pre-parto. Lavoriamo in contatto con i pediatri: sono loro a segnalarci le figure da contattare”.
Quando le chiamate, come reagiscono?
“All’inizio paiono scettiche e diffidenti ma dopo le prime domande, noi avvertiamo il bisogno e loro piano piano si sciolgono”.
Il vostro intervento a quanti giorni dal parto avviene?
“Cerchiamo di andare il più in fretta impossibile, in genere tra il settimo e il ventesimo giorno dalla nascita. I dubbi più importanti sono, infatti, quelli delle prime settimane di vita del bambino: soprattutto l’allattamento e il ritmo sonno-veglia”.
Quale approccio usate?
“Cerchiamo di fare sorridere le mamme, di sdrammatizzare. Io racconto sempre che il loro bimbo è vissuto per nove mesi dentro un monolocale nel quale non doveva rendere conto a nessuno. Ora, invece, deve imparare che nel mondo esistono un giorno e una notte, che per nutrirsi non ha una birra alla spina sempre attiva”.
La visita è una sola?
“In linea di massima sì ma se vediamo che la mamma ha ancora delle incertezze, se usciamo da casa insoddisfatte, fissiamo un secondo incontro. Senza dimenticare che lasciamo sempre il nostro nome e cognome e un recapito telefonico: si tratta di una segreteria che funziona 24 ore su 24 e che le mamme usano parecchio, anche per le domande più leggere”.
Per esempio?
“Ci chiedono se possono portare il bimbo al mare se c’è vento, per esempio. Le classiche domande che si vergognano a fare al pediatra. Sapere che c’è una persona che non le giudica, che risponde sempre, che al massimo fa una battuta per loro è rassicurante”.
Il risultato più importante di decenni di lavoro in questo senso?
“Personalmente, dopo vent’anni che vado a casa delle mamme, quando mi fermano per strada per dirmi ancora grazie, mi emoziona. Significa che lasciamo un segno. A volte, davvero, basta poco per fare sentire serena una mamma”.
Il programma di “Nascere a Cesena” è qui
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