Nata sana con un parto cesareo. Dopo tre giorni, nella culla del nido dell’ospedale, la bambina inizia a piangere in maniera inconsolabile. Genitori e medici si accorgono che ha male alle braccia e dalle radiografie emerge che la piccola ha le braccia fratturate.
Baby back massageUn caso che dopo sei mesi non ha ancora trovato risposte. E’ accaduto a dicembre 2013 all’ospedale di Treviglio, in provincia di Bergamo, dove la piccola è nata. A rendere nota la vicenda l’associazione Federconsumatori alla quale si sono rivolti i genitori dopo che, per tutto questo tempo, nessuno dall’ospedale e tantomeno dall’Ausl è stato in grado di dare risposte ai genitori sull’accaduto.

Il presidente di Federconsumatori, Umberto Dolci, ha spiegato che “in attesa della guarigione della bambina, successivamente trasferita a Brescia, dopo avere attivato le necessarie procedure legali, consapevoli della delicatezza del caso e preoccupati delle possibili ricadute negative che la pubblicizzazione di tale evento avrebbe potuto innescare, soltanto il 10 aprile, a fronte di nessuna scusa e giustificazione presentata ai genitori, abbiamo segnalato l’accaduto all’Asl provinciale”. L’azienda sanitaria ha organizzato un incontro ma non è stata in grado di dare risposte, spiegando che dalle cartelle cliniche non fosse emerso nulla. Per questo lo scorso 17 aprile, l’associazione ha informato della vicenda “l’assessore alla Salute della Regione Lombardia auspicandone l’interessamento. Siamo a giugno e tutto tace”.

L’Asl ha precisato di aver subito chiesto all’azienda ospedaliera di Treviglio “copia della cartella clinica dalla quale emergeva effettivamente la situazione descritta ovvero fratture scomposte ad entrambe le braccia della neonata a tre giorni dalla nascita”. A parte il referto, dalla cartella clinica non emergono però le cause dell’accaduto.  “Trattandosi – spiega ancora l’Ausl – di evento accaduto quattro mesi prima e sul quale non emergono dagli atti ipotesi di reato non esistono i presupposti per una eventuale segnalazione all’autorità giudiziaria. Sul caso in esame i legali della famiglia avevano già da tempo provveduto a scrivere all’Azienda Ospedaliera e dalla stessa avevano avuto risposte cui sono seguite richieste di risarcimento danni”.