A leggerla così, sembra quasi la tromba d’aria destinata a spazzare via per la seconda volta la fecondazione eterologa nel nostro Paese. Perché, ammettiamolo, chi vuole un figlio e non può averlo già deve fare i conti con il primo grande scoglio: accettare che né l’ovulo né il seme saranno di mamma e papà. Portarlo in pancia, vederlo nascere, amarlo e accudirlo è un desiderio talmente grande da aiutare a superare ogni resistenza. Di qui a sapere che quel figlio potrà avere un colore della pelle diverso da quello dei genitori, però, è come scrivere sullo specchio dove si guarderà: noi non siamo i tuoi genitori.
E’ per questo che sul decreto che regolamenta la fecondazione eterologa in Italia, in arrivo in Parlamento forse già domani, si è sollevato un polverone. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, come riporta il quotidiano la Repubblica, ha chiarito la sua posizione: “Se vuole se ne occupi il Parlamento – spiega – per me scegliere il colore della pelle del donatore sarebbe una discriminazione razziale”.
Nel decreto, il ministro non ha tenuto conto delle linee guida messe a punto dalla commissione di esperti. Filomena Gallo dell’Associazione Coscioni invita il ministro a non portare in Consiglio dei ministri il decreto, e ad ascoltare “le eccezioni formulate dagli esperti, giuristi, società scientifiche e associazioni di pazienti”che “diffidato il ministro a procedere con atti normativi o amministrativi tesi ad escludere la compatibilità di razza tra donatore e riceventi, aspetto previsto da tutti i protocolli medici internazionali e in tutti i Paesi che ammettono l’eterologa”.
Il noto ginecologo Severino Antinori minaccia lo sciopero della fame, dopo i controlli dei Nas nella sua clinica di Milano dove viene fatta la fecondazione assistita. Antinori accusa il ministro di essere “contro la libertà procreativa”. La Lorenzin risponde annunciando querele.
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