Sussidi statali negati: il racconto di una mamma

Una mamma precaria alla ricerca del sussidio negato. E una lettera scritta e indirizzata al Ministro Madia e al quotidiano La Repubblica, dove ripercorre la sua odissea.

Così proprio nel momento in cui il Ministro Madia giurava fedeltà alla Repubblica, con il suo secondo pancione da futura mamma, chi scrive era costretta a letto per un riposo forzato con il suo terzo pancione. Una mamma precaria con in tasca un Master in Conciliazione Famiglia e Lavoro e di professione precaria giornalista mamma con bambinofreelance. Un peregrinare da una testata giornalistica a un ufficio stampa, da un sito web a una segreteria, ma con la volontà di usufruire degli strumenti che lo Stato italiano mette a disposizione delle neomamme che non riescono a trovare un lavoro.

Così la neo mamma scopre sul web di aver diritto all’assegno per il terzo figlio, chiama il Comune di Roma e scopre che per ottenerlo deve rivolgersi a un Caf, ma prima è necessaria l’iscrizione a pagamento. Così si reca al Caf e mostra il suo modello Isee da 7000 euro, compila i moduli, si fa spiegare dall’impiegata come funziona. L’impiegata le dice che ha diritto all’assegno, che le verrà corrisposto in due rate, una a giugno e l’altra a gennaio, ma la prima arriverà solo nel 2015.

La neo mamma non si arrende e sempre su internet scopre l’esistenza del democratico Fondo Nuovi Nati: tutti i neogenitori hanno diritto ad un prestito fino a 5.000 euro a tasso agevolato, basta portare alle banche aderenti le ultime due dichiarazioni dei redditi e lo stato di famiglia. Così decide di andare alla Banca di Credito Cooperativo. Il direttore di filiale non sa nulla e le dice che tra pochi giorni va in ferie, “ne riparliamo tra 2 settimane”.

Ma dopo 15 giorni la neo mamma, che per la seconda volta ritorna nell’istituto di credito, scopre che la banca non aderisce più al fondo. Così come l’Unicredit e Monte dei Paschi di Siena. Infine la neo mamma si arrende: “La mattina lascio il piccolo alle nonne e mi metto a fare le pulizie in nero a dieci euro l’ora”.

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