Più organizzate, più pazienti, più creative, più motivate, più comprensive. Essere mamme è come apprendere nuove competenze. Crescere un figlio è come prendere un master. Né più né meno. Lo ha capito dopo due gravidanze Riccarda Zezza, che da donna in carriera quale era, al momento di rientrare al lavoro si è trovata in entrambi in casi a dover fare un passo indietro, a dover rinegoziare ciò che aveva conquistato. La prima volta lo ha accettato, la seconda si è arrabbiata. Ed è arrabbiata anche i questi giorni, visto che il Global Gender Gap pone l’Italia al 114esimo posto su 132 paesi del mondo quanto a partecipazione delle donne in campo economico. E all’ultimo gradino dell’Europa quanto a parità di stipendio tra uomo e donna. Se lui prende uno, lei percepisce 0,48. Segno che il suo progetto di educazione del mondo imprenditoriale – Maternity as a master appunto – deve combattere ancora molte battaglie. Le aziende che vanno a lezione da lei imparano che una donna, soprattutto dopo la maternità, ha potenziale fortissimo. Tutto da utilizzare. Ma anche le donne devono crederci, forse per prime. Non a caso il libro che Riccarda Zezza ha da poco pubblicato per Bur insieme ad Andrea Vitullo “Maam. La maternità è un master” si rivolge a datori di lavoro e donne: “La battaglia che sto combattendo va lanciata su entrambi i fronti. La mia baby sitter svedese ha sgranato gli occhi di fronte ai dati italiani pubblicati in questi giorni. Segno che noi donne abbiamo una grossa responsabilità per come veniamo trattate, che dovremmo scendere in piazza a fare valere i nostri diritti”.
Riccarda Zezza è amministratore unico di Piano C, quello che a Milano è diventato un modello di lavoro innovativo, tutto da copiare, tra co-working e co-baby dedicati alle mamme: “Con la maternità le donne si evolvono, questo è sempre stato il mio pensiero. Io, grazie ai miei figli, sono migliorata anche come manager. E certe strategie, certe tecniche, le utilizzo con efficacia sia a casa che in ufficio. Studiare ‘mamma’ significa, per esempio, diventare più ferme sulle regole, più rigide sull’organizzazione. Cose che si applicano molto bene in entrambi gli ambienti”.
Mamma di due bambini di tre e sei anni, Riccarda sa che ci vorrà ancora molto tempo perché le sue idee attecchiscano sul piano culturale e vengano applicate. Ma è ottimista: “Stiamo facendo corsi a grandi aziende come Nestlè, Pirelli e Luxottica, che recepiscono molto bene. Chiaro, se ci chiamano è perché sono già molto sensibili. Ma c’è terreno fertile per andare avanti, visto che continuiamo a ricevere richieste”.
E in attesa che anche la vostra azienda, care mamme, si faccia avanti, cominciate da voi. Da una semplice operazione, magari: stamparvi il vostro diploma personalizzato. Dove vengono scritte nero su bianco le abilità che avete acquisito crescendo i vostri bambini.
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