mamma lavoro bambina multitasking“Siamo mamme di bimbi non oltre la terza elementare. Per il mondo dovremmo essere scattanti di notte e di giorno come se avessimo 20 anni e invece ne ho 45, mi sveglio con la faccia di una che ne ha 55 e vado a letto come ne avessi 70”. Lo ha detto una delle donne di Ravenna che ha partecipato al percorso di partecipazione per il bilancio di genere organizzato dal Comune. Oggi alle 18 nella sala consiliare della residenza municipale (piazza del Popolo 1) si svolgerà l’incontro pubblico dal titolo “Cosa abbiamo scoperto della vita delle donne a Ravenna” che riassume proprio le riflessioni e le proposte emerse dai gruppi di lavoro che si sono costituiti in questi mesi e che hanno visto il coinvolgimento di 150 persone.

Sarà l’assessore alle Politiche e cultura di genere Giovanna Piaia a illustrare i progetti e le azioni individuate a partire dalle proposte dei cittadini e delle cittadine, e che il Comune intende mettere in campo nell’intenzione di “bilanciare bisogni, diritti, idee e risorse tra uomini e donne”. Si aprirà, dunque, una nuova fase di lavoro.

Noi ci siamo fatte anticipare la parte che riguarda le mamme. Le donne tra i 39 e i 60 anni vengono definite “generazione sandwich”: madri, e ormai anche nonne, che si trovano schiacciate tra il lavoro di cura per i propri figli e nipoti e quello per i genitori anziani, ancora autosufficienti ma comunque bisognosi di cure e di attenzioni. “Viene ancora dato per scontato – dice il documento – che il lavoro di cura debba ricadere sulle spalle delle donne e sono ancora molto deboli i segnali di un cambiamento nella distribuzione dei carichi domestici e familiari. Alcuni dati nazionali ci dicono che le donne sono impegnate circa tre volte di più nelle attività domestica e di cura rispetto agli uomini e che sono maggiormente coinvolte nella fasciad’età compresa tra i 31 e i 50 anni; infine, il valore delle attività famigliari domestiche e di cura è stimato essere tra il 25 e il 40% del prodotto nazionale lordo”.

Dall’indagine sulla conciliazione dei tempi di vita e ei tempi di lavoro risulta che sono percentualmente molto più le donne ad occuparsi delle attività per i figli e in particolare sono quasi l’80% le donne che vanno a scuola per i colloqui con gli insegnanti e che accompagnano i figli alle visite mediche e sono il 72% quelle che preparano loro i pasti. Gli uomini sono impegnati soprattutto ad accompagnare i figli a scuola (36%) e alle attività extrascolastiche (45%).

Ci sono due tipi diversi di donne panino: quelle fino ai 50 anni strette tra la professione e il lavoro di cura nei confronti dei figli e quelle dopo i 50 anni strette tra il lavoro di cura che richiede l’invecchiamento dei genitori e il welfare per i nipoti. Le under 50 soffrono l’ansia della performance nel lavoro così come in famiglia. Sanno di volere o dovere offrire ai figli e alle figlie esperienze di qualità che troppo spesso di risolvono in “molto consumo e pocarelazione; hanno l’ansia della precarietà, dell’insicurezza, della flessibilità e vivono la mancanza di spazi comuni e di condivisione pubblica e privata del carico del lavoro di cura. Soffrono, poi, la rigidità degli orari di lavoro e l’incapacità del mondo del lavoro di prendere in considerazione alcune necessità legate ai tempi di vita.

Da qui, il bisogno – da parte delle istituzioni – di analizzare quanto si investe per i progetti educativi sulla condivisione del lavoro domestico e di avviare progetti sulla genitorialità in tutte le fasi della vita. Ma anche di implementare il sostegno al reddito, alleggerire la burocrazia, istituire spazi comuni nei condomini per creare e sviluppare reti di vicinato, progettare servizi di spazi comuni ricreativi e culturali e di supporto per far fronte alle situazioni impreviste, implementare reti di sostegno per le urgenze
delle famiglie.

E voi, mamme, vi riconoscete?